Rispondo per quella che è la mia convinzione ovviamente.
Quel modo non è sbagliato di per sè, lo è diventato nel tempo, nel senso che in quel modo "se lui fa x tu fai y" si è finiti, non più per fare degli esempi, ma per circoscrivere delle situazioni.
A mio avviso, una tecnica, colpo o parata che sia, presa o evasione che sia, deve poter avere più possibili applicazioni e interpretazioni, proprio perchè non posso pensare di dovermi ricordare cosa si applica a quel gesto in un contesto caotico, di stress, concitato e pieno di ansia, adrenalina e paura.
Se la tal parata è anche attacco, leva, presa, guardia eccetera, allora sarà solo il gesto che interiorizzo, gesto che uscirà quando una delle possibili situazioni coinciderà con quel gesto.
Se invece interiorizzo quel gesto come la parata per quello specifico attacco, finirà per rimanere li, nell'archivio dei gesti inutili, perchè è altamente improbabile che mi capiti proprio quell'attacco e che io lo riconosca al volo, ricordandomi al volo la giusta parata eccetera.
Il metodo "utilizziamo questo attacco per studiare questa tecnica" può essere valido se il maestro specifica che quella tecnica ha parecchie altre applicazioni diferenti, talvolta anche opposte l'una all'altra.
Spesso mostro come, in heian shodan (primo Kata) il primo cambio di direzione a 90° in zenkutsudachi gedan barai, si interpreti come la parata ad un attacco di un secondo uke, ma anche come un semplice tenkan con cui io esco da un attacco, oppure come la base per Tai Otoshi con relativa proiezione.
Il gesto rimane lo stesso identico, ma le sue applicazioni no, così che il ragionamento non sarà più "imparo questo spostamento nel caso in cui uno mi attacca a 90° con mae geri" ma diventa "imparo questo movimento e tecnica per utilizzarla all'occorrenza".
Spero di essermi spiegato senza far casino.