Condivido con voi, fratelli miei, alcuni pensieri dopo questa seconda giornata di stage con Yamada Sensei.
Perché
Aikido[1] è Peace; perché
Aikido è Love; perché c'è bisogno di luce in questa epoca oscura.
Oggi il capo non ha benpensato di iniziare prima, e nonostante io ce l'abbia messa tutta per arrivare in ritardo, alle 9.30 son riuscito a planare sulla materassina.
Si inizia con Kokyu, seguito da una breve ginnastica.
Finiamo subito in ginocchio. Shomen uchi Ikkyo, penso io. Nein! Kokyu ho!
A inizio lezione?
Già: Sensei decide di introdurre così il lavoro che faremo per buona parte della mattinata, in Tachi waza, su Ryote tori. Movimento delle braccia - relax, take it easy - verso l'alto, fin sopra la testa di uke, e dita delle mani rivolte verso il basso (L'uccello d'acqua di Nanto sarebbe fiero di noi
).
Appena tornati in piedi applichiamo lo stesso principio a (un) Kokyu nage.
Richiesta del Maestro: un solo spostamento laterale, ma niente irimi (poi) a chiudere la distanza. Il tutto si risolve nel proiettare uke parcheggiandogli le mani addosso (tutti avevano già sceso il cane per pisciarlo, per cui tuttobbene). Visto che stiamo praticando in gruppi, ci guardiamo anche intorno preoccupati: "OOOOOH!" e "AAAAAH!" per ora non pervengono...
Gentilmente il capo, intuito che molti hanno ancora la colazione sullo stomaco, passa a Ryote tori Koshi nage.
Quanti anni son passati dall'ultima volta che ho fatto Koshi nage a un seminario?
Ah si: più o meno Genova 2006, stage del Maestro Tissier.
Questa volta ci muoviamo un po' di più: ushiro tenkan per "chiamare" uke e irimi per proiettare. Inizialmente facciamo più o meno tutti un passo indietro in linea retta: peccato però che così non ci sia poi lo spazio per "caricare" correttamente uke.
Sensei integra la spiegazione data in precedenza: indietreggiare a compasso e entrare nello stesso modo. Già, decisamente così funziona meglio.
Il lavoro su Ryote tori dura circa un'ora.
Altri Kokyu nage. Un classico Tenchi nage (ma non a tutti è chiaro che, a seconda della posizione dei piedi di uke, Tori va a Milano o a Roma), seguito poi da un Ikkyo un po' diverso dallo standard a cui sono abituato (niente Atemi, e uscita sul
lato ura anche quando eseguo
omote).
Dopo una breve pausa cambiamo attacco: Katatori menuchi.
Vediamo la differenza tra aspettare l'attacco di uke e attaccare uke, iniziando da Kote Gaeshi.
Come promesso ieri, Yamada Sensei focalizza la sua attenzione sulle diverse possibilità di eseguire tenkan, spiegando i vantaggi di un movimento breve (poco meno di 90°) rispetto a uno più profondo. Vista la solidità della posizione che tori assume con quel tipo di spostamento, diventa impossibile non comprendere perché Kote gaeshi sia una tecnica "bassa". Dopo anni di raduni passati a far fatica a portar giù uke per poi farlo rialzare prima di portarlo di nuovo giù (Roll on roller coaster, roll on tonight), la cosa mi rincuora parecchio...
Passiamo a Nikyo: ho il piacere di praticare con Michelle Feilen, che oltre ad avere un sito internet niente male
(a parte la musichetta assillante
), segue da anni in giro per il mondo Yamada Sensei. Cosa che, se anche non sapessi già, potrei intuire semplicemente osservandone il tai sabaki essenziale.
L'ultima tecnica, prima del meritato Jiyu waza a gruppi, è Shiho nage: già mi incasino perché non posso infilare la testa sotto al gomito di uke (Yamada Sensei ha mostrato un'esecuzione differente), in più becco ancora il tipo grande e grosso di ieri. Per fortuna che è simpatico: viste le difficoltà che ho a spostarlo, almeno ci faccio volentieri due chiacchiere.
Finiamo la lezione, come detto, giocando in allegria. Gli "OOOOOH!" e "AAAAAH!" echeggiano nuovamente, e noi tutti da preoccupati torniamo a rilassarci: nessuno ha lasciato le penne sul tatami.
Ultimato lo stage, in tanti assaliamo Yamada Sensei per le foto di rito (che non posso pubblicare: ha ragione Pier quando dice che col GI e la barba sembro un talebano) o per fare due chiacchiere. Chi prima, chi poi.
Io propendo per il poi. La vita è fatta di priorità: bevande e frutta sono appena comparse, e stimo che, dato che la compagnia non gli manca, il capo non potrà sparire nei prossimi 10 minuti. Per cui prima faccio il pit stop e solo dopo gli rompo le palle.
Però, però...mmm...manca qualcosa...
Cosa sto dimenticando?
Ah si, quello che ci ha detto Yamada Sensei durante la pausa di metà mattinata.
Premessa: è da ieri che confabulo con un amico di vecchia data del mio Maestro. Argomento: O Sensei insegnava ai suoi studenti i sutemi? 'Stamattina ci guardiamo e ci diciamo: abbiamo qui Sensei, chiediamo a lui.
"Sensei, one question please: did O Sensei Morihei Ueshiba use to teach sutemi to his students?"
"No. Never."
Visto da chi proviene la risposta, direi che non c'è altro da aggiungere: almeno durante il lungo periodo in cui Yamada Sensei è stato uchi deshi di O Sensei, di sutemi manco l'ombra...
Passo e chiudo, ricordandovi - qualora decideste di diffondere ai vostri poco frequentati seminari il sapere acquisito su questo Forum
- di citare la fonte di suddetto sapere.
Andate in pace, nel nome di Ar.Ma. e dell'
Aikido.
Che Amore e Armonia siano con voi, perché All You Need Is Love (but not self-made, altrimenti diventate ciechi)!
Dott. Frà Uà