Forse questo 3D è "intersettoriale" tra questa sezione e il martial pub. Lo inserisco per ora qui. Se qualcuno ritiene che sia il posto sbagliato la sposti pure in quello più corretto
Ci tenevo però a raccontarvi questo episodio perché ci ho pensato tutta la sera, mi ha turbato parecchio.
Premetto che io, per essere completamente trasparente, personalmente non credo nella difesa personale.
Sono le 8. Vado con mia moglie e mia figlia di 22 mesi a prendere il gelato in gelateria. Entriamo. Prendiamo prima il gelato per lei e glielo diamo. La gelataia ci serve. Entrano diverse persone per ordinare/prendere torte, gelati, pasticcini.
Entra anche un ragazzotto sui 35 anni, vestito normalmente, ma con abiti che sembrano denotare che faccia il manovale, si siede su un panchetto. Dai lineamenti sembra slavo; ha alcuni tic e si muove in modo strano. Ha lo sguardo perso nel vuoto.
A un certo punto comincia a farfugliare cose incomprensibili a metà tra l'italiano e la sua lingua. Subito nessuno ci fa caso, ma poi si alza in piedi fermo in mezzo alla gelateria.
Sta 1 minuto in silenzio e poi urla una frase, e così via per alcuni minuti. Ogni tanto una parolaccia in italiano. Ogni tanto si rivolge a una signora che aspetta una torta, che fa finta di nulla ma ha visibilmente paura. Il tono della voce aumenta, si muove in modo goffo, come se fosse stordito, però quando urla ha degli scatti col braccio che dimostrano forza.
Insomma vedo che tutti cominciano a preoccuparsi, mia moglie compresa.
Mi dice:"tieni la bimba vicino a te".
A un certo punto si rivolge urlando di nuovo alla signora, alché questa si gira spaventata e gli dice: "ma che vuole da me???".
Così l'aria si fa più pesante, questo comincia a sproloquiare, la gelataia si preoccupa sempre più (perché il giovedì sera tiene aperto fino a tardi, e tra poco in gelateria non ci sarà più nessuno).
Perché ho scritto qui? Perché nel frattempo, senza farci caso, mi son ritrovato a pensare quello di cui voi discutete spesso qui dentro: con calma mi son messo tra il tipo e la mia bimba, poi ho preso la bimba e l'ho data in braccio a mia moglie, le ho detto di uscire fuori e sono rimasto dentro a mangiare il mio gelato, facendo finta di niente ma controllando che faceva il tizio. Nel frattempo tutta la gente che era nella gelateria (c'erano due donne e 4 uomini), vista la scena, se ne va velocemente, letteralmente abbandonando a sé la povera gelataia.
Io le ho fatto segno, mentre il tipo era girato, che sarei rimasto lì con lei, mentre lei ha chiamato il 113.
Sono arrivati 2 agenti dopo 5 minuti. Quando sono entrati io ho salutato la gelataia e sono uscito. Mentre mi allontanavo ho visto che l'hanno accompagnato fuori e si sono messi a chiacchierare, alché mentre ormai ero lontano ho notato che il tizio è andato proprio in escandescenza.
Morale: non è successo nulla.
Ora vi racconto invece che è successo a me. Non pretendo che mi venga detto che ho avuto reazioni giuste o no, non cerco di scagionarmi o cercare di sentirmi meglio nel parlarne, solo farvi partecipe di quel che mi è accaduto mentalmente.
Ho provato una immensa tristezza per quel ragazzotto con problemi, per la sua condizione, per il senso di ostilità che ha trovato, per come è finita (anche se sembra tutto sommato bene).
Ho provato paura, per me, per la gelataia, per mia figlia e mia moglie, e perché mi sono anche immaginato cosa sarebbe successo se avesse avuto un'arma (e infatti sempre inconsciamente, mi sono messo una sedia a portata di mano). A un certo punto mentre stavo vicino alla gelataia con lui davanti, ha tirato un urlo con lo sguardo nel vuoto, e lì ho sinceramente pensato che poteva succedere che dovessi colpirlo, anche con forza e rapidamente. E ho provato ribrezzo per l'atto che avrei dovuto compiere (avrebbe potuto finire male per me comunque, non lo posso sapere, ma l'idea che avrei dovuto/potuto fargli del male mi ha fatto schifo, pensando anche alla sua condizione di persona già disgraziata). A un certo punto ho anche pensato sinceramente di comprargli un gelato e regalarglielo, forse aveva bisogno solo di un atto di amore.
Una volta fuori, ho pensato e ripensato all'accaduto tutta la sera, non me lo toglievo dalla testa. Ok, era una presona con problemi, sicuramente squilibrato, probabilmente pericoloso, e sicuramente se gli atti che compie sono lesivi per le persone, necessitano in qualche modo di essere fermati. Ma poi ho cominciato a pensare questo (spinto anche dal fatto che nei suoi farfugliamenti ha detto qualcosa su sua moglie, sul lavoro, e sul fatto che voleva mangiare): magari è solo un fesso malato, ma magari invece io non lo so e viene dalla bosnia, ha visto la guerra, chissà che è successo alla sua famiglia, se ce l'ha, è qui e non ha nessuno, ha avuto un trauma di qualche tipo...
Poi ho guardato mia figlia e mia moglie che correvano nella piazza e ho pensato ancora di più, e molto retoricamente, alla mia vita, di persona fortunata.