Yuki è un ragazzone giapponese ex collega di mia moglie. Segue un corso di Okinawa Shorin Ryu Karate da qualche tempo e insieme a lui e ad un altro paio di colleghi di provenienza Boxe, Muay Thai e Shito Ryu Karate, un paio di volte abbiamo fatto delle sedute di sparring.
Abbiamo anche passato un pomeriggio un po' sulla falsariga delle Mazzate Tribali in cui, dopo lo sparring avevamo confrontato le rispettive tecniche e io avevo insegnato gli tsuki tradizionali, soprattutto come si trasformano da semplice esercizio didattico a vera e propria tecnica senza perderne la forma.
Una volta sono anche stato ospite del suo dojo dove il sensei mi ha accordato la sua ospitalità.
Yuki dopo questi episodi mi ha spesso chiesto di insegnargli perchè (parole sue) allenandosi con me ha visto cosa significa fare Karate e gli è piaciuto.
Dunque la settimana passata ci siamo messi d'accordo che mi sarei tenuto un pomeriggio libero, complice il turno favorevole, e che l'avrei fatto addentrare in un mondo di tecniche proprie del Kakuto Karate che nel suo dojo si allenano poco.
Dunque mi sono preparato mentalmente ripassando nella testa cosa gli avrei insegnato, non senza un po' di trepidazione perchè di fatto questa è la prima volta in cui io mi sono preso la briga di essere ufficialmente un insegnante.
Iniziamo con la posizione di kamae (guardia), il quadrato formato dai piedi, le mani alte a formare un triangolo insieme alla spalla avanzata, il piede avanzato frontale e quello dietro a 45. Gli spiego che senza una base solida ogni tecnica perde efficacia, e che la solidità si ottiene cercando le geometrie nella posizione. Il mantenimento di queste geometrie durante tutto il pomeriggio è la cosa che gli creerà più problemi
Poi gli mostro gli spostamenti e, per non incasinare troppo la cosa mi limito allo yori ashi (il classico passo base allontana-avvicina) nelle 4 direzioni e il tai sabaki circolare.
A seguire guardiamo la scherma di pugni di tipo pugilistico del Kakuto Karate.
Prima il seiken uchi (jab). In un impeto di solerzia mostro e faccio provare a Yuki anche il kizami tsuki (diretto avanzato) con le relative differenze. Però mi accorgo che non è una buona idea perchè fa un po' casino mischiando i due, e capisco che le due cose almeno inzialmente vadano separate. Poi gyaku tsuki (il cross) e ne approfitto per verificare alcune cose anche per me stesso. Gioco d'anca, il lavoro di spalla, il piede posteriore ma soprattutto l'accortezza di non aprire il gomito quando si porta il pugno. Facendoglielo provare su dei colpitori improvvisati (le mie mani, guantate, come le sue ma... ahia
) la differenza si sente tantissimo, nonostante la sensazione di potenza sembra maggiore in quello a gomito largo.
Poi kagi tsuki (il gancio), tralascio il più ampio mawashi tsuki per evitare l'errore di prima, e age tsuki (montante). Tutte le tecniche vengono provate a vuoto, con un bersaglio in scioltezza, in velocità e poi con potenza. Molto importante è anche il lavoro in isometria al muro insegnatomi dal mio amico pugile (sempre lui) per imparare l'assetto corretto per i pugni e per enfatizzare il lavoro di rotazione delle anche, mentre soprattutto in questi due pugni il lavoro di braccio è davvero ridotto.
Come dicevo, la parte più difficile è fargli mantenere la geometria della posizione, oltre alla guardia durante e dopo la tecnica.
Dopo la teoria la pratica, qualche semplice combinazione e poi difese da ogni tipo di pugno. Riguardo a queste ultime ho voluto molto incentrarmi su cià che veramente si può fare per difendersi da dei pugni tirati bene (e faccio molto riferimento anche a quello che si vede nel video di Bas presente in un topic recente).
Nel frattempo... è già passata la metà del pomeriggio
Siccome non abbiamo moltissimo tempo anche perchè il cielo inizia lentamente a scurirsi (non l'ho detto? Ci siamo allenati nel mio dojo... il Parco
), decido di rimandare ad un altro momento il lavoro di hiji (gomiti) e tutti i keri waza (calci) che comunque allena già bene al suo dojo, e passiamo a hiza geri (ginocchiata).
Come da copione, le ginocchiate della Thai (e di conseguenza del Karate a contatto pieno) hanno una struttura decisamente più evoluta e dinamica rispetto a quelle del Karate tradizionale (almeno secondo me) e infatti qui il lavoro è decisamente più lungo del previsto. Yuki fa davvero fatica a tenere l'assetto del corpo, usare la spinta del bacino e a sollevare la punta del piede d'appoggio, ma soprattutto a imparare il ritmo con cui portare hiza a ripetizione (ginocchio-appoggio-switch). Hiza geri è davvero complesso! La svolta arriva quando decido di offrire i miei avambracci come bersaglio, e magicamente le cose vanno molto meglio (non per gli avambracci).
Nell'ultima mezz'ora, quando il cielo comincia a brontolare spudoratamente approfitto della mole di Yuki (quasi grosso come il sottoscritto e anche se non molto allenato, di natura è parecchio forte) per ripassare quello che mi è stato insegnato soprattutto dal Reverendo Mad sul clinch (o dovrei dire kubi zumo visto che siamo nella sezione Karate...?
). Ovviamente gli dico subito: "Guarda che in sta roba non sono bravo e quindi impariamo insieme".
Ovviamente non mi addentro nelle finezze, mi limitato al pummeling, alla presa base con i gomiti sulle clavicole, gli avambracci stretti e le mani a formare una X facendo pressione sulla nuca. Da qui hiza sia da in piedi che con il bacino portato dietro. Faccio anche qualche rapido accenno su come le ginocchiate siano un'arma molto versatile per colpire sia i bersagli canonici che quellimeno ortodossi. Ovviamente, una volta che Yuki prende la mano e mi strattona per bene (
) introduciamo anche le difese base, sempre gentilmente elargite dal Reverendo, con la raccomandazione che uno bravo veramente non lo si frega così facilmente.
Appena in tempo per massaggiarsi il collo indolenzito che comincia il diluvio e... torniamo a casa
Qualche considerazione rapida su quello che per me è stato un vero e proprio battesimo:
Il perfezionamento richiede davvero una vita, ma è un costante progredire. Una tecnica "che funziona" magari in maniera rozza, maldestra, magari una volta su cinque ma inizia a funzionare da subito. I tempi biblici di apprendimento di tecniche segrete per me diventano sempre più qualcosa nella testa dell'insegnante che non una reale necessità di chi impara.
Io ho cercato di settarmi su di un insegnamento più efficiente possibile e nel giro di qualche ora Yuki, sebbene abbia ancora tantissimo da imparare, ha iniziato a tirare delle belle mazzate. Naturale che poi perde la guardia e le geometrie, è pieno di imprecisioni e indecisioni che rallentano e spocano il movimento, tutte cose che si affinano in una vita, ma intanto si inizia a menare
Non è solo Yuki naturalmente... ho già parlato di un mio compagno allo Yamabushi Kakuto Dojo da sensei Bruno che mi ha messo in serie difficoltà a natale pur essendo uno che si allena da un anno. Un anno... ma in un certo modo
Altra cosa importantissima è che il kihon, il fondamentale, il vuoto o come lo si voglia chiamare, deve essere sempre accompagnato da colpitori e sacco. Facendo provare qui e ora al colpitore la tecnica che si è appena insegnata a vuoto, già un buon terzo delle imperfezioni si aggiustano da sole per il solo fatto che il corpo capisce da solo cosa è meglio fare una volta fattogli capire quale tecnica deve essere eseguita.
Quindi posso dire che la mia convinzione che il fare migliaia ripetizioni a colpire l'aria prima di inizare a menare un sacco sia una cosa diametralmente opposta all'ottimizzazione. Le migliaia di ripetizioni servono, e vanno fatte soprattutto ne Karate, ma contmporaneamente ci si deve allenare a colpire e dopo un breve periodo di preparazione iniziale bisogna approcciare allo sparring (con la testa).
Di contro però voglio anche dire che prima della lezione non me ne ero reso conto, ma ci sono tantissimi dettagli per me ormai scontati, che vanno aggiustati nei meno esperti. La cura maniacale per la tecnica con i presupposti di cui sopra allora sì fa la differenza.
Credo anche che tutto questo discorso valga anche per le tecniche tradizionali, lo dico perchè ricordo che sebbene nella seduta precedente abbiamo provato solo seiken tsuki con hikite da uchi hachiji dachi, c'era stato allora un vistoso miglioramento nell'impatto seguendo la didattica volta sinceramente all'apprendimento più efficiente possibile