C'è sempre una prima volta...

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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #105 on: August 23, 2011, 17:12:18 pm »
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Alti, medi o bassi, la sola cosa che cambia è la scioltezza, l'estensione, ma non la dinamica, non le meccaniche dei calci.
Una cosa buona (sebbene da recuperare) è proprio la semplicità, quella che ti permette di variare l'altezza senza dover acquisire nuova tecnica.
Se vogliamo, è poi la stessa semplicità di quando si passa a guardare i principi di movimento, su cui poi inserire tutte le tecniche che volgiamo, di attacco, di difesa, di elusione, di lotta o altro.
Quella semplicità che rende fruibili le tecniche, perchè la complessità è nemica dell'incolumità ;)
Su questo non sono proprio sicuro, sempre parlando di mawashi geri, a prescindere dal dicorso tagliare o no, il gedan e il jodan potrebbero essere considerate praticamente due tecniche differenti.
Anzi, l'errore di molti è quello di voler applicare le dinamiche di un jodan a un gedan (come raccontava Zoid).
Io non sono molto credente nei "principi" (che è una parola che mi sta abbastanza sullo stomaco) generali da imparare, per me ci sono solo le tecniche da interiorizzare e le tattiche e strategie per portarle. E' il corpo che, con l'esperienza sintetizza da solo i principi. Ma sintetizzare è diverso da generalizzare...
Piuttosto c'è da sfoltire il numero di risposte da dare su di una certa tecnica (ad esempio mi pare inutile studiare duecento applicazioni per difendersi da oi tsuki).

Quote
Una differenza sostanziale che vedo fra calci frustati e affondati o a tagliare, è nella necessità di precisione, nel senso che, il calcio frustato necessita di colpire "proprio li" per sortire effetti aprezzabili, mentre altro tipo di calci, magari più derivati da Thai e simili, possono prendere il bersaglio grosso.
In pratica, posto un mawashi jodan (ad esempio) se lo frusto devo prendere bene la tempia, oppure l'avversario non va giù, mentre il calcio a tagliare, può prendere la faccia anche sul grosso, perchè il ko arriva anche per torsione del collo/mascella.
Ryujin che dici?
Su questo sono assolutamente d'accordo :thsit:
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #106 on: August 23, 2011, 17:39:25 pm »
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A scanso di equivoci, mai mi sognerei di pensare che siano i principi a dover essere insegnati 8)
Che il tal movimento, passo o spostamento, possa adattarsi a esecuzioni varie e anche antitetiche, è qualcosa che uno capisce o meno per i cacchi suoi, è il suo karate.
Al limite, così come facciamo noi, ci si possono scambiare idee fra persone con una preparazione sufficiente a non mandarlo in casino.
Per il resto, rimango ultra ortodosso, che si insegnino le tecniche, che si ripetano sino ad interiorizzarle, che le si chiamino con i loro nomi, secondo questo o quello scopo.
Poi se pinco pallo arriva a capire che la parata X è pure una leva, una presa, un attacco o una guardia, buon per lui, avrà qualcosa da poter usare, di certo non se sarò stato io a dirglielo. ;)
Io al limite, facendo qualche esempio, posso far scattare la molla della curiosità ;)

P.S.
Che poi, se uno deve dar retta a me significa che ha pure finito di raschiare il fondo :spruzz: :spruzz:
« Last Edit: August 23, 2011, 17:45:40 pm by Ronin45 »
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #107 on: August 24, 2011, 09:40:39 am »
+1
- Per quel che riguarda lo Shaolin e gli stili del Nord hai ragione (sembra che Nakayama fu un tramite in questa trasmissione dei calci alti nel karate, dopo la sua esperienza in Manciuria durante la guerra), io parlavo di stili come il Baihequan (Gru bianca del Sud) e lo Xingyiquan (che un po' pratico e conosco meglio degli altri stili), dove vi sono quasi tutti calci sotto la cintura, che - su questo ti devo correggere  :gh:- sembra che abbiano avuto un'influenza storica maggiore sulla genesi del Karate Okinawense. Si, derivano tutti dallo Shaolin, ma lo Shaolin che si vede oggi sembra sia molto differente da quello passato e non si capisce nemmeno bene cosa fosse;

- Hai assolutamente ragione. Anch'io penso che vi sia una grande massa di ipocondriaci complessati all'interno di quell'ambiente e a volte mi sento a disagio a starci. Tuttavia non tutti sono così, il mio maestro non è così e mi sto facendo un culo triplo per tentare di cambiare la tendenza generale. Parlo per me: io la fisiologia tipica del Taijiquanista non ce l'ho e sto facendo di tutto anch'io per incrementare la mia preparazione atletica.

- Io credo che fortunatamente anche nel Karate, come nel Taijiquan, stia cambiando in positivo qualcosa e tu ragioni in maniera moderna e lucida. Ho un'amica 5° Dan, allieva storica di Shirai ed ex campionessa di kumite, che adesso sta recuperando la funzionalità della schiena e delle ginocchia attraverso il Taiji e mi dice che tanti suoi coetanei sono in condizioni simili. Ognuno ha i suoi problemi. Io credo che il problema sia in una certa didattica che porta ad inarcare eccessivamente la schiena per alzare o ad allungare la portata del calcio e in un erronea interpretazione del concetto di Kime. Nella tua pratica e in quella di Machida non l'ho vista, ma in molti altri si (compreso un amico che diventò nera a 15 anni e a 18 soffriva di problemi alla schiena per l'esasperazione di alcuni calci - tipo yoko jodan quasi verticale ad es.).

-Ieri al parco col colpitore e ho voluto provare la differenza tra i due calci e ho notato che il calcio con la rotazione mi permette un maggiore allungo, una maggiore penetrazione e una maggiore portata anche in altezza del calcio. Probabilmente penso che la differenza sia dovuta anche al fatto che non lo tiro col koshi, ma con la punta, oltre all'apertura del piede d'appoggio e questi fattori cambiano molto la dinamica del calcio. Inoltre mi permette di tirare anche pugno (o dita aperte) e calcio assieme quando combatto. Comunque se vuoi il 18 ve lo faccio provare, assieme a qualche esercizio preparatorio specifico per quel calcio, per farvi vedere la differenza...

- Hai tirato istintivamente un nukite alla gola del tuo collega in stile Kurokawa anche da parte mia? :-X XD
« Last Edit: August 24, 2011, 09:44:14 am by TakuanZen »

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Offline Dipper

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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #108 on: August 24, 2011, 10:02:27 am »
0
Mi hai fatto spanciare col nukite ;D

Beh, onestamente devo dire che conosco anch'io molti allievi dello Shirai di una volta completamente sdrumati, i suoi metodi in passato erano troppo logoranti. Per contro se vuoi fare un giro nel mio dojo di Shotokan quando farò un salto, ti presento il mio sensei, 60 passati, un sacco di Karate alle spalle, fisico a posto e pure molto in gamba :)

Riguardo il mae geri ne parleremo il 18, ma mi ripeto, ti suggerisco di considerare i consigli di uno tra i pochi che con i suoi frontali manda a nanna le persone nella gabbia.

Facciamo dell'eccellenza il faro guida di noi dilettanti! ;)
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #109 on: August 24, 2011, 12:45:41 pm »
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E' anche vero che nello Shaolin, stile cinese del nord da cui deriva tutto il Karate (correggetemi se sbaglio), calci alti ce ne sono eccome, e anche gesti molto più difficili e impegnativi di un semplice calcio frontale.

Onestamente Takuan, il tuo è un ambiente dove si dice che anche i pesi o i piegamenti fanno male (lo scrivesti tu stesso), quindi trovo difficile immaginare di trovarci una preparazione atletica che possa definirsi buona[1].
Pensa che io adesso mi sto sparando come scrivevo prima allenamenti ad alta intensità (consigliatimi oda un professionsita di alto livello, e quando dico alto intendo altissimo) e quando lo raccontavo un mio collega praticante di TJ si è messo a ridere per la mia stoltezza dicendo che mi fa male al cuore. Fai te...
 1. Naturalmente ci sono altre qualità positive intendiamoci, ma questa per me è una GROSSA falla
Ti capisco fratello....  :dis:
"vi prego di notare l'eleganza del piano nella sua semplicità...."


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Offline Dipper

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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #110 on: August 24, 2011, 16:06:54 pm »
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A scanso di equivoci, mai mi sognerei di pensare che siano i principi a dover essere insegnati 8)
Che il tal movimento, passo o spostamento, possa adattarsi a esecuzioni varie e anche antitetiche, è qualcosa che uno capisce o meno per i cacchi suoi, è il suo karate.
Al limite, così come facciamo noi, ci si possono scambiare idee fra persone con una preparazione sufficiente a non mandarlo in casino.
Per il resto, rimango ultra ortodosso, che si insegnino le tecniche, che si ripetano sino ad interiorizzarle, che le si chiamino con i loro nomi, secondo questo o quello scopo.
Poi se pinco pallo arriva a capire che la parata X è pure una leva, una presa, un attacco o una guardia, buon per lui, avrà qualcosa da poter usare, di certo non se sarò stato io a dirglielo. ;)
Io al limite, facendo qualche esempio, posso far scattare la molla della curiosità ;)

P.S.
Che poi, se uno deve dar retta a me significa che ha pure finito di raschiare il fondo :spruzz: :spruzz:
Quindi questi paragoni possono essere fatti solo a posteriori, e di fatto non sono nemmeno tanto utili perchè o sono stati compresi con l'esperienza (e non c'è quindi bisogno di spiegarli), o non sono stati ancora compresi, e quindi bisogna semplicemente lavorare sui fondamentali.
Anch'io ad esempio ho notato delle analogie tra il tai sabaki e lo sbilanciamento in clinch... e questo solletica la curiosità ma nulla di più, perchè per fare tai sabaki devo allenare il tai sabaki e per fare il clinch devo allenare il clinch.
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Offline Paguro49

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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #111 on: August 24, 2011, 16:10:25 pm »
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Da un lato si, dall'altro, se vedi pinco pallo che usa Shoto Uke per mettere in leva l'avversario, forse ti viene lo stimolo (che magari ancora non avevi) di provare a lavorare su quella parata in altre e nuove direzioni, magari, grazie a quel lavoro, lo ripeterai su altre tecniche e così via personalizzando sempre più ciò che fai.
In quel caso, l'aver mostrato un principio o un concetto generale, ha fatto scattare una buona molla ;)
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #112 on: August 24, 2011, 16:35:17 pm »
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Mi pare più semplice allenare proprio quello che si vuole imparare.
Se voglio allenare shuto uke non posso far altro che allenare shuto uke (perchè il fondamentale non si cambia anche secondo quanto sotieni tu).
Se voglio imparare la leva devo continuare a fare la leva.
D'altra parte uno che ha sempre fatto sempre e solo shuto uke, la leva se la sogna, e per impararla deve cominciare da capo allo stesso modo di un principiante assoluto.

Anche se consocevo il tai sabaki, per dire, ho dovuto cominciare da capo il clinch, nonostante le somiglianze.
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #113 on: August 24, 2011, 17:17:21 pm »
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Infatti l'importanza di studiare i fondamentali in maniera ortodossa è proprio quella.
Spesso mi è capitato di sostenere che non si dovrebbero nemmeno affibbiare ruoli ai gesti, proprio perchè ognuno di quei gesti può anche essere altro, ma ovviamente il principiante ha bisogno di sapere cosa sta facendo e perchè, quindi "parata alta", "parata bassa" eccetera.
MA se ricordi, parlando di insegnamento in un tuo 3D qui sul forum, proprio a te consigliavo una forma ultra ortodossa, per offrire agli allievi, non la tua visione , ma quella visione che è stata offerta a te a suo tempo e che oggi ti ha portato fino a qui, salvo poi inserire, di quando in quando, alcuni "io la vedo così", piuttosto che "gite fuori porta" da e con amici esperti di quel particolare argomento.
Però è pur vero che, ogni volta che ci infili un "io la vedo così" stai dando un imput, che può essere colto o meno dagli allievi, magari anche travisato, ma per qualcuno potrà essere l'imput che lo spinge ad andare più a fondo.
Del resto, per contro, sono moltissimi i Karateka che, nonostante moltissimi anni di pratica, non si sono mai fatti domande, che sono rimasti li a parare il pugno al viso con Age Uke eccetera.
« Last Edit: August 25, 2011, 11:28:41 am by Ronin45 »
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #114 on: August 24, 2011, 19:27:09 pm »
0
Ricordo questo consiglio :thsit:

Ma sinceramente prima di tutto vorrei che mi chiarissi cosa intendi esattamente con il termine "ultraortodosso".

Il mio stile si fonda sull'accostamento (e sovente anche sulla fusione) principalmente di tecniche e metodiche di Shotokan e Kakuto Karate, i kihon che pratico sono parte di questo e parte di quello.

Rientra per te nella categoria? Giusto per capire meglio il tuo pensiero.
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #115 on: August 25, 2011, 09:48:06 am »
0
Per "ultraortodosso" intendo una cosa davvero difficile per un insegnante, ovvero la capacità di insegnare movimenti e tecniche base scevre dalle proprie deduzioni, evoluzioni, idee eccetera, insomma così come l'ha imparata da cintura bianca.
Lo trovo importante perchè credo che un marzialista sia figlio del suo percorso, ma credo che il suo percorso sia tale in virtù di quel punto di partenza, che gli ha fatto percorrere una certa strada, facendo certe esperienze, verificando e poi elaborando ciò che faceva, fino ad essere ciò che è e che diventerà.
Se insegnando parte da uno step avanzato, ovvero dalla tal tecnica ma secondo la sua reinterpretazione, sta negando ai suoi allievi l'opportunità di quello stesso percorso che così bene ha fatto a lui.
Inoltre, qualsiasi cosa facciamo, filtrata dalle nostre esperienze, resa "nostra" e personalizzata, è inevitabilmente qualcosa di eccellente per noi, ma è fortemente possibile che non sia altrettanto valida per gli altri, perchè diversi strutturalmente, morfologicamente, caratterialmente eccetera.
Quindi se voglio che i miei allievi possano avere le giuste basi per trovare il proprio karate (se ne saranno capaci) dovrò insegnare forme base, libere dalla mia visione, come un ABC uguale per tutti.
Solo in seguito potrò stimolarli attraverso ciò che è il mio percorso personale.
Per poter scrivere un libro, occorrono le basi elementari valide per tutti, la grammatica, l'ortografia, la punteggiatura e tutte le regole linguistiche e di scrittura, poi ci saranno alcuni che sapranno evolvere scrivendo, altri no, altri ancora scriveranno canzoni o poesie, alcuni faranno libri più o meno validi, ma tutti quanti avranno avuto un punto di partenza uguale, che li ha messi in una situazione di uguali opportunità.
Se invece gli si insegna da subito la drammaturgia, la scrittura creativa, le regole del romanzo, solo quelli che comunque avrebbero scritto libri apprenderanno bene, gli altri rischiano di rimanere semianalfabeti, perchè studiano qualcosa che non fa per loro, in quel caso, c'è il rischio di perdere un buon poeta o cantautore ;)
« Last Edit: August 25, 2011, 09:55:11 am by Ronin45 »
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #116 on: August 25, 2011, 10:34:23 am »
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Il ragionamento mi è chiaro ma prima che ti risponda, in termini pratici... quali tecniche di kihon da cintura bianca tu intendi?
Dello Shotokan più old style? Dello Shotokan di Miura sensei, che è ben diverso dal primo? Del Kakuto?
Quale consideri (ammesso che esista) la tecnica più vergine?
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #117 on: August 25, 2011, 11:26:54 am »
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Non credo esistano tecniche vergini in nessuno stile, poichè gli stili, per definizione, sono frutto dell'esperienza di questo o quel fondatore.
Io mi riferisco alla base, più ortodossa possibile, dello stile in questione, quale che sia.
Lo trovo comunque un punto di partenza più omogeneo pensando alle opportunità da dare agli allievi.
Ad esempio, nel tuo caso specifico, penso a una roba ancora più difficile (la bici l'hai voluta tu 8)) ossia, la partenza Shotokan, con i suoi fondamentali, in chiaro riferimento alla sua forma più pulita, posizioni, attacchi, parate, direzioni, calci.
Poi, una volta consolidata una certa base, come se avessi gettato il cemento di quelle fondamenta, inizierei ad integrare, a cicli precisi, i fondamentali del Kakuto (ovviamente quelli differenti) con lo stesso criterio, il tutto mentre proseguo con il programma già in essere.
In questo modo (parlo come fossi te) Predisporrei per i miei allievi, un percorso che ricalchi il mio, ma in maniera meno casuale, così da offrir loro le mie stesse opportunità migliorate dalla non casualità, da una trempistica più consona, con meno delusioni in mezzo.
Ovviamente, il crescere del livello dei miei allievi, corrisponderà a una sempre maggiore integrazione delle due cose, sino ad essere una.....la mia.
Lo penso perchè, se decidi di insegnare, trovo ovvio pensare che sei soddisfatto di ciò che pratichi e di come lo pratichi, quindi è giusto che provi a trasmetterlo, ma senza scordare come ti si è formato dentro.
Non è facendo ciò che fai ora che hai imparato, semmai è lavorando come hai fatto nei vari inizi che hai potuto fare ciò che fai ora.
P.S.
Pensando a quegli allievi, pensando a te, spero davvero per loro che tutto ciò accada ;)
« Last Edit: August 25, 2011, 11:31:27 am by Ronin45 »
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #118 on: August 25, 2011, 11:33:49 am »
0
Aggiungo:
Lo studente di Ryujin, avrà, oltre alla fortuna di un insegnante appassionato, pignolo (e un pò rompicoglioni ;)) e preparato, la grossa fortuna di una moltitudine di altre cose presenti nel suo bagaglio.
Ma per quelle, riconfermo il suggerimento di affidarti agli amici, da invitare o da cui andare in gita, per la Boxe, per il Grappling, per la lotta e tutto il resto.
Sarebbe tutto grasso che cola ;) ;)
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Re:C'è sempre una prima volta...
« Reply #119 on: August 25, 2011, 17:55:38 pm »
0
Di sicuro il Karate che ho in testa ha una parte di fondamentali classici

... ma...

il presupposto che su cui regge la tua idea è che il mio sia stato il migliore dei percorsi possibili. Sinceramente mi chiedo se non sia il caso di andare avanti e provare a migliorare.
Pretenzioso, lo so :om:

Onestamente però non voglio che i miei futuri allievi ricalchino il mio percorso, anzi, mi aspetto che nel giro di qualche anno siano in grado di suonarmele a dovere :-X

Tanto per iniziare con un esempio: quel maledetto frangente in cui quel tipo mi ha sfasciato l’LCA è da imputare proprio alla mancanza di uno studio precoce dell’area jissen. Dopo che lo avevo spinto verso il muro del dojo, siamo rimasti un po’ in attesa a squadrarci, peccato che io ero a pochi centimetri da lui con un bel sochin dachi piantato, e lui mi ha fatto la festa con un singolo calcio senza settarlo.
Roba che da cui ci si può difendere tranquillamente se si sa come fare.

Il fondamentale ultraortodosso (inteso come quello che si fa di solito e che è presente nei programmi, non la cosa particolare che fa il sensei illuminato disperso sui monti) per me ha (molte) cose buone, ma così nudo e crudo porta spesso e volentieri a dei vizi che poi è difficilissimo eradicare.

Secondo me è meglio impostare bene e da subito un buon atteggiamento polivalente che strutturare una forma troppo inquadrata e poi doverla, non dico cambiare, ma risistemare (e come saprai meglio di me, eliminare un vizio radicato è dura).

In questo Oyama ha avuto una grandissima intuizione, che è stata la vera rivoluzione del Karate, cioè affiancare al kihon tradizionale quello moderno.

Il risultato è secondo me migliore, e allo stage di Wakiuchi shihan ho visto tante cinture bianche menare parecchio. Inutile menzionare poi quello che succede nel dojo di sensei Bruno…
La riprova ce l’ho anche con Yuki, da quando lo alleno in modalità jissen migliora a vista d’occhio anche se facciamo un paio di lezioni al mese.
Lui stesso mi da molti feedback positivi anche in riferimento a come va nel suo dojo.

Quindi io preferisco molto di più, per il kihon, un approccio stile Kyokushin, dove si porta avanti da subito kihon in sanchin dachi, ido kihon e jissen kihon.
Inoltre, senza jissen kihon non si può fare sparring con le protezioni e a contatto, cosa che secondo me va introdotta non dico subito, ma presto.

A tutto questo aggiungiamo anche il fatto che, come si sa, per certi tipi di kihon mi piace lo Shotokan, per altri preferisco il Kakuto.

Mi rendo conto che sto violando un protocollo...  XD ma in realtà non sto inventando niente, ne’ sto programmando di imporre chissà quale personalizzazione, voglio semplicemente introdurre, come è già stato fatto dal Kyokushin in avanti (nulla di nuovo, ripeto), un metodo con cui maturano tutti i praticanti di discipline dalla comprovata efficacia, dai dopolavoristi ai campioni.
Un Karate con radici nella tradizione ma al passo con i tempi.

Dopotutto se tutti ragionassero e avessero ragionato secondo l’ortodossia, ci sarebbero ancora corsi in cui in tutte le lezioni si ripete lo stesso kata a oltranza :vomit: tanto citate e ricordate con nostalgia deferenza dagli ultratradizionalisti… mentre nelle altre palestre fanno sparring, sacco e colpitori.

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