I Kata Shotokan hanno fortissimamente risentito della pratica sportiva, delle necessità estetiche legate a punteggi, regolamenti eccetera, ma anche alla fase precedente, quella delle dimostrazioni, dove le necessità estetiche rimanevano preponderanti e superavano i contenuti, occorreva impressionare il pubblico, quindi enfatizzare gesti, posizioni, pause, sguardi, respiro e tutto il resto.
Personalmente credo che un problema sia la confusione dei ruoli, nel senso che credo si insista ad attribuire ai Kata un ruolo che è proprio di altri aspetti della pratica, finendo per convincersi della loro inutilità pratica e continuando a eseguirli perchè "si deve fare" ma senza più molto contenuto.
A mio avviso, fare Kata è come studiare scale e giri armonici al piano o alla chitarra, è la base dello studio, quella che ci da le posture, gli angoli, le linee dell'esecuzione, braccia, gambe, tronco, testa e sguardo, respirazione, direzioni.
NOn trovo servano per imparare a combattere, semmai sono utili per combattere in un certo modo, con un certo stile.
Se il pianista smette di studiare i fondamentali ogni giorno, se si dedica a suonare solo ciò che gli serve, fatalmente finirà per stringere il suo universo musicale, limitando la sua porprietà tecnica a quel genere, a quello stile, fino a circoscrivere tutto unicamente a quelle canzoni o composizioni.
La conseguenza sarà che le sviste, gli errori posturali di mani, spalle, dita tenderanno ad aumentare, conformandosi al modo più comodo per fare quei brani ma abbassando la precisione e la perizia con cui vengono eseguiti, passando, nel tempo, da musicista a strimpellatore.
Io vedo il Kata come un esercizio di base, una forma ortodossa, che va continuato a praticare proprio per non perdere le basi, per non virare verso gesti più grossolani e approssimativi, un pò come fare le scale e i giri armonici invece che i quattro accordi che occorrono per quella serata.
L'utilizzo della pratica Kata come esercizio più o meno obbligato, dovrebbe essere utile a mantenere lo stile e la precisione, la postura e gli angoli, tutto quello che differenzia lo Tsuki dal Cazzottone.
In Aikido esistono Kata a solo con le armi, Kata che poi hanno la loro applicazione a coppie, lavoro dove ci si rende conto dell'estrema importanza dei gesti precisi, delle direttrici e degli angoli, perchè quando si esegue in modo non prefetto, arriva la legnata sulle mani (se ci va bene) e fa un male cane.
Allora si ricomincia il lavoro sul Kata, si recuperano quelle finezze, quei dettagli che parevano superficiali e che, invece, stabiliscono il limite fra una legnata presa oppure no.
Nello Shotokan, l'impronta agonistica data ai Kata, ha di molto svuotato (a mio avviso) la caratteristica ortodossa di base della fuzione dei Kata, così si finisce per cercare nei Kata ciò che è proprio del Kihon, oppure dei Kumite preordinati, finendo per non trovarci quelle caratteristiche semplicemente perchè non ci sono, ma convincendosi che dovrebbero esserci e, di conseguenza, stabilendo la scarsa utilità di quella pratica.
Kata è quell'esercizio di base che rompe le palle, che può annoiare (giocare al Kumite è più divertente e appagante) ma che occorre fare, per continuare a disporre di geri e non finire a tirar calcioni, per conservare gli tsuki e non tramutarli in cazzottoni, per mantenere l'abitudine al Ma ai giusto anche in sequenze prolungate, per mantenere l'abitudine a una forma mentis volta alla disciplina che occorre per fare tutti i compiti assegnati ogni giorno.
Credo che, nella giusta visione e interpretazione della pratica Kata, un ruolo importante (in negativo) lo abbia avuto proprio lo Shotokan nel momento in cui l'apparenza ha iniziato ad avere più perso della sostanza.
Ma questo non toglie nulla all'importanza di abituare se stessi a quel lavoro, noioso e rompiballe, della ripetizione e del continuo ritorno alle basi per non perdere l'arte per strada.