Ma alla fine.... che è?
E' qualcosa di fisico, tangibile, dimostrabile?
O è una sensazione, un immagine?
Io, se lo devo dimostrare me la posso cavare, ma se lo devo spiegare a parole non ne sono capace.
Non a caso o per tua colpa dici così. Il fatto è che "kime"
è un concetto definito per via non teorica ma pratica/empirica, per indicare qualcosa che "si fa".
E' per di più un cosiddetto termine "tradizionale", dove per tradizionale si intende preesistente (o comunque non rispondente) a standard scientifici o metodologici per la sua definizione. Ce ne sono in moltissime discipline, delle quali rappresentano l'eredità storica.
Non è facile trattarli; quando si decide di farlo e "tradurli" in linguaggio moderno o standardizzato, può essere che
I) se ne trovi una definizione rigorosa, e diventino termini d'uso a tutti gli effetti;
II) si verifichi che non corrispondano a nessun contenuto reale e vengano "aboliti" dal linguaggio specialistico per la loro ambiguità;
III) possono rimanere in un "limbo" come generici sinonimi di termini che sono comunque più funzionali, e vengono usati più per affezione e rispetto verso la loro veneranda età che per reale necessità.
A caldo, direi che l'ultima delle tre opzioni è quella più probabile; anche per l'innata tendenza del marzialista a non buttare via niente, ma proprio niente, purchè abbia almeno l'età di suo nonno... però è un pronostico, perchè una disamina seria del concetto non l'ho ancora vista, nè sarei in grado di farla in prima persona.
Però credo che per imbastire un discorso che stia in piedi, non si possa non partire dall'aspetto "filologico" del problema: chi, dove, quando ha cominciato a usare questa parola, per quale scopo, entro quali limiti. Come il termine si è tramandato e quali significati il concetto ha assunto nel tempo.
E qui il groviglio si complica, perchè altra caratteristica di questi concetti "tradizionali" è che - mancando uno standard condiviso - ognuno se li rimastica un po' a modo suo, e li traduce più o meno liberamente nei termini della sua esperienza; solo in questa discussione ne abbiamo già letto alcuni esempi.
Aggiungiamoci il fatto che le fonti storiche sono più o meno frammentarie, che si tramandano per lo più oralmente e "a gesti", cosicchè si instaura il famoso meccanismo del telefono-senza-fili, per il quale una parola può deformarsi nei vari passaggi fino a essere completamente stravolta.
Aggiungiamoci il fatto - tanto importante quanto assolutamente non considerato - che una ricerca di questo tipo richiede metodo e competenza; ad esempio richiede di distinguere tra
storia ( = la teoria, la ricostruzione, quindi la conoscenza) e
fonte storica (il dato grezzo, che deve essere vagliato e interpretato secondo le regole della ricerca storica, appunto). Altrimenti (come ahimè accade praticamente sempre) non si producono altro che gossip e "chiacchiere da bar", esattamente come accade quando si cerca di discutere di anatomia o di teoria dell'allenamento...
Ciò premesso, abbiamo un'idea degli ostacoli da superare anche solo per iniziarlo, un discorso "serio".
Una volta capito quale concreta modalità di movimento/atteggiamento/altro si intenda comunemente con la parola "kime" (tolti quindi i significati "a capocchia" del
crackpot di turno), si può cominciare a osservare chi davvero lo realizza, per cercare di descrivere in italiano - meglio se scientifico - che cosa diavolo fa; se ne può caratterizzare la componente fisica, tecnica, mentale; si può capire se lo stesso è riconducibile anche in parte a concetti di contrazione muscolare, di forza esplosiva o di che cos'altro; si può capire se si tratta di qualcosa di sconosciuto alla scienza e alle altre pratiche del movimento, che solo le arti marziali possiedono, oppure se è un nome diverso per cose simili (cosa che reputo più probabile).
Ecco, papiro numero due...