Nel video di vede quello che nel karate potrebbe essere chiamato "calcio frontale spinto", o maegeri kekomi, anche se la dinamica potrebbe essere un pochino diversa in quanto nel vero kekomi non entra l'avampiede ma il tallone e l'azione è molto più dirompente. Ma è una questione di lana caprina, diciamo che è quello che si avvicina di più.
Certamente impostato così non può che essere uno "stop kick", un calcio che frena l'avanzata o tiene a distanza l'avversario, un'arma certamente in più nelle discipline a contatto e molto utile.
Nel karate però l'azione è diversa e perde un pò del concetto difensivo ed acquista una vera valenza offensiva.
C'è un video di Lyoto Machida, per citare un karateka che combatte a contatto, in cui stende il suo avversario con una sequenza di attacco nella quale infila un maegeri frustato che colpisce al mento contribuendo al successivo KO dell'avversario. E' uno dei primi incontri sul ring.
L'obiettivo tradizionale non è tanto quello di dare una spinta, ma un esplosivo colpo che dal basso verso l'alto si infili al di sotto dello sterno, quindi non colpendo tanto la fascia addominale, ma infilandosi fra essa e l'apofisi xifoidea.
Si narra che a Okinawa nei combattimenti con l'armatura, molte volte i maegeri tirati in questa maniera rompessero addirittura la corazza (il DO) fatta in bambù.
Un curioso aneddoto che mi fu raccontato da un esperto maestro di Kendo, comunque tutto da confutare, è che il disegno della corazza fu cambiato proprio per fronteggiare questo tipo di calcio, pronunciando il profilo inferiore verso l'esterno proprio per controbattere la dinamica del maegeri ed impedire alla corazza di rompersi.
In una disciplina a contatto, dove la guardia è molto chiusa, la sua validità è nella velocità con cui viene portato e nel saper cogliere l'attimo, ad esempio il momento in cui l'avversario porta un pugno alto esponendosi ad un colpo basso. In questo caso è veramente letale.