Dice bene marco.
Le vertigini sono tecnicamente un sintomo di patologie tipo la labirintite.
Quelle che comunemente vengono tirate fuori come vertigini in realtà sono paura del vuoto mista a non abitudine a diversi e minori punti di riferimento visivi.
Quando è tanto che non scalo, anch'io ho paura. Ma si supera con l'abitudine e l'approccio per gradi.
Uno scalatore professionista un gorno mi ha detto che chi fa roccia apre la mente ad un altra dimensione e avvengono pre cambiamenti emozionali. Il perché, sosteneva l'esperto, sta nel fatto che l'uomo é abituoato a viaggiare e muoversi in maniera prettamente orrizzontale. Quando lo si fa viaggiare in maniera verticale, quindi fuori dalla sua dinamica e prospettiva di una vita, certe paure e ansie latenti, antiche svaniscono per un'acquisizione di fiducia in se stessi.
Confermi Niko?
Ni.
Secondo me è una visione parziale, nel senso positivo, e parziale nel senso soggettivo.
Cioè, da un lato vede solo l'aspetto positivo (svaniscono paure e ansie latenti), dall'altro non considera che i soggetti sono molto diversi tra loro.
Io ho potuto sperimentare sia la fase "positiva", senso di libertà, acquisizione di maggior fiducia nelle proprie capacità, che quello negativo (insorgere di paure in occasione di eventi o momenti a cui non si è preparati o che non sono mai capitati, incertezza su che fare o come procedere, etc.).
Io penso che le cose siano molto complicate nella realtà (anche ripensando alle mie esperienze e a quelle degli altri), per cui diventa non semplice descrivere questi aspetti.
Però mi affascina molto parlarne perché si va in un campo diciamo più intimista, che comunque è anche radicato terribilmente alla realtà (lo scalare, il non cadere).
Appena ho un attimo di tempo faccio qualche esempio "emozionale" pratico.
Uno su tutti: anni fa, al termine di una scalata molto molto impegnativa psicologicamente per me, all'uscita in vetta, mentre stavo ancora scalando ma ero fuori dalle difficoltà, ho fatto gli ultimi 20 metri piangendo.