Dopo qualche mese di riassestamento, recupero forze e riflessione su cio che e' accaduto, riporto due parole sugli sviluppi successivi al ritiro Goenka e quello Thai Forest nella tradizione Theravada. Un' esperienza che forse qualcuno ha gia provato e magari puo commentare, soprattutto sulla revisione del concetto di karma.
La prima cosa che mi viende da dire e' che credo non ci siano possibilita' per questo tipo di tradizione e la vita moderna come la intendiamo noi di coesistere
[1]. Non a caso i monaci thai vivono in capanne nella foresta completamente isolati da altri esseri umani.
Da una parte si applica il dissolvere del se', corrodendo le radici alla base dell'individualita. Da quell'altra si applica un processo di alimentazione dell'ego e promozione dell' individualita' e identificazione non necessariamente con il se, ma magari con una nazione (colletivismo). Due concetti paradossalmente opposti. E non e' un caso che il buddismo theravada non possa coesistere in nazioni come la cina dove la struttura sociale e' ben consolidata e radicata in confucianesimo, marxismo e filosofie varie, ma ancor meno in paesi dove emerge l'individualismo.
Tutto diventa molto limpido quando dopo na ventina di giorni di silenzio totale, e meditazione intensa, si riflette sulla morte, come concetto astratto, ma anche come esempio concreto di una persona che ricorda la morte del figlio commemorato quel giorno dai monaci del tempio, con una meditazione a tema, piu cognitiva che percettiva, alla quale francamante non sono abituato.
Ed ecco che ancora una volta, la conoscenza, il significato profondo della dottrina diventa chiaro :
Io non esisto come persona, come individuo! Sono vuoto, un' illusione prodotta dall'illusione stessa!
Dicono che il termine wu hsin (emptiness), tanto descritto nel buddismo cinese, non sia difficile da capire da punto di vista concettuale ma lo sia dal punto di vista esperienziale. Bene, ora che lo sperimento, ora che capisco esperienzialmente cosa un concetto del tutto inconcepibile racchiude cosa succede? Quando la goccia si confonde con l'oceano avviene l'illuminazione. In teoria. Ma in realta'? Quello che si sperimenta e' solo un senso di abbandono, come per la morte, che lascia un vuoto dove prima c'era qualcosa.
Il tutto diventa impossibile da sopportare per piu di qualche secondo, o forse decimo di secondo. Ed ecco che ancora una volta torno il bastardo di prima, con tutti i miei vizi e giudizi. Nulla e' cambiato.
Il concetto di impermanenza sembra aiutare. Il mondo e' costruito per illuderci che la realta' esiste in forma permanente e solida. Quello che noi chiamiamo fiume non esiste, perche' e' acqua ogni secondo diversa. Ma noi vediamo la linea blu sulla mappa e per noi il fiume e' una relta' permenente. A meno che non si secchi. Il mondo e' tutto cosi, una fegatura che ci fa vedere le cose come solide ed eterne, quando sono in continuo cambiamento, ad una velocita che non possimao nemmeno vedere. Ma possiamo "sentire". La meditazione dovrebbe essere come un microscopio che ingigantisce milioni di volte la realta' permettendoci di vedere l'invisibile. Sembra fico detto cosi, ma nessuno ti racconta quanto sia faticosa.
[2] Il concetto di karma invece non aiuta per nulla, anzi diventa un prendersi in giro se il concetto non viene capito veramente. Il fare il bravo, il comportarsi bene in accordo con la legge karmica, diventa illusorio proprio come lo e' il contrario, il fare del male, e proprio come lo e' la persona che ne esercita il gesto/azione, perche la realta' e' solo wu wei (non-azione) e l'agente non esiste.
Ora il dubbio mi riporta ancora di piu lontano della meta. Ma scusa, perche' devo fare del bene? e se io mi sentissi in pace facendo del male? Se non esiste nessun male o bene, perche' preoccuparsi di fare del bene?
Ma il bhikkhu del tempio prontamente parla di armonia, non di karma inteso come lo si intende di solito. Della sabbia agitata in una tazza (mente) che non permette di vedere chiaramente. Piu agisci perseguendo interesse personale, piu la mente diventa disturbata, e piu fai fatica a vede chiaramente. Non esiste male/bene. E i codici etico-morali sono delle convenzioni costruite per aiutare il praticante. Ma qualora inizi ad avere interesse personale nel relazionarti con le altre creture, la tazza si intorbidisce.
Un revisione di tutto cio che mi era stato detto in passato, quando ancora non avevo idea di dove mi sarei infilato, della metafora della palla che ti rimbalza contro se fai del male, e di tutte le stronzate divulgate in stile pop-buddismo.
Un concetto di karma un pochino revisionato insomma, che mette in guardia chiunque sia alla ricerca di risposte, e spero aiuti a selezionare le persone giuste a cui fare le domande.
Inoltre, anche se puo apparire poco armonico (vedi sopra), esprimo ancora una volta una nota di risentimento per chi si spaccia per maestro spirituale e/o di meditazione chiedendo compensi monetari.
In risposta alla domanda che feci in apertura 3d circa 2 anni fa, ripeto per l'ennesima volta che chiedere soldi per trasmettere l'insegnamento e' esattamente agli opposti di quello che dovrebbe essere l'insegnamento. Tutti questi maestri di meditazione, finti guru che chiedono remurazioni economiche per insegnare un qualcosa che dovrebbe portare la vera salvezza, patrimonio del genere umano, sono dei poiveretti. Poveri dentro. E li compatisco per i loro limiti e la loro condizione. Perche' la loro tazza e' molto torbida e non hanno molto da insegnare. Anzi forse dovrebbero apprendere con il cuore ben aperto prima di pensare di insegnare qualcosa ad altri disperati in pena.