Io non capisco molto il senso della discussione ne tanto meno della ricerca psicologica. Non vi sembra un po' superbo il voler dimostrare che una categoria a voi poco simpatica sia "diversa" in qualcosa? Oltretutto la diversità consisterebbe in un deficit.
Qualcuno ha cercato di farlo ( e qualcuno continua a farlo) con le etnie mondiali con scarsi risultati.
Le etichette servono a poco secondo me. Credete di stare , marzialmente parlando, sulla starda giusta? Bene. Non capisco allora a cosa vi serva denigrare chi la pensa diversamente da voi, arrivando a definirli "malati"( vedi Jhon Spartan).
Io voglio proporre un altra domanda provocatoria: perche la maggior parte dei praticanti di Sdc è ossessionato dal mondo delle arti marziali, o meglio, dal voler per forza attaccarlo?
Ciao Hung-gio.
Ho provato aprima ad esprimere la mia visione sulla cosa.
Ma ho fatto casino con la funzionalità dei messaggi e alla fine non l'ho spedita.
Adesso nonho tempo, ma conto di farlo in pausa pranzo.
Credo che risponderò così anche alla tua domanda.
Eccomi, nel frattempo altre persone sono intervenute quindi probabilmente il mio intervento non aggiungerà nulla di nuovo.
Anche io sono convinto che pratiche di scontro fisico (che siano AM o SDC) peschino per loro natura in un bacino di riferimento che ha problemi di autostima e di percezione di sè.
Che qusto sia generato da esperienze tipo bullismo, dal non sentirsi adeguati o soddifatti della propria posizione sociale (basta solo pensare alle figure di leader e di gregario nelle compagnie di ragazzi) o dall'essere l'obbiettivo delle prese in giro del gruppo di compagni di scuola poco importa.
Si cerca tramite una pratica che prevede uno scontro, tramite un percorso visto come faticoso e probante degli autoriconoscimenti.
Sono riuscito ad arrivare in fondo quella certa prova mentre nessuno credeva ce l'avrei fatta, ho meno paura di un tempo, ecc...
Questo è per me il discorso generale.
E le esigenze di chi è in quella situazione, chi in maniera più grave, chi meno, sono comunque sacrosante.
Non saprei quando un disagio del genere diventi così grave da rappresentare una psicopatologia, ma per questo secondo me il discorso di base ha sicuramente senso.
Ci sono situazioni in cui l'ottenere risultati che si credevano impossibili effettivamente impatta positivamente l'autostima e la percezione di sè, con un effetto virtuoso a valanga su tutto un insieme di altre cose.
Ce ne sono altre in cui invece il risultato che si ottiene è quello di far richiodere sempre di più il praticante in un mondo di fantasia in cui si sente completo, alimentando un circolo vizioso in cui è sempre più sepratato dalla realtà, i suoi rapporti sociali peggiorano e più questo succede più è forte la spinta al mondo di fantasia in cui si sente bene.
Sicuremnte dipende dalla persona, dalla sua iniziale situazione, ma anche da capacità/incapacità dei maestri o dalla loro mala/buona fede.
Certe organizzazioni che funzionano su meccanismi che garantiscono introiti e soldi al vertice però hanno l'effetto collaterale di aggravare situazioni negative come espresso sopra.
E purtroppo il mondo del WC secondo me sta ancora pagando lo scriteriato marketing dell'EWTO di alcuni anni fa.
Esattamente come quei corsi oggetto del tread "pubblicità marziale".
Se io ti dico:
1) il mondo è pericoloso e tutti vogliono farti male.--> alimento la tua "paranoia"
2) io però posso darti una soluzione che funziona al 100% --> ti tranquillizzo
3) possibilmente senza fare troppi sacrifici (se non economici) perchè ti faccio studiare la geometria del corpo e le strategie.--> ti spiego e ti convinco perchè funziona.
Ti sto vendendo un prodotto andando a solleticare proprio le situazioni di difficoltà di cui sopra.
Poco da stupirsi se poi mi trovo il palestra tutta gente con quel tipo di difficoltà (specialmente se poi non faccio nulla per aiutarle).
Spero di aver chiarito.