La stima per tutti coloro che combattono a contatto pieno è sempre stata insita in noi, perchè spesso li identifichiamo come gli eroi dei nostri giorni. Tuttavia, il pugile, nell'immaginario collettivo e specie in quello marziale è spesso sinonimo di un super combattente che non teme niente e nessuno se non la morte stessa. A questo punto, vorrei soffermarmi su questa grande tipologia di sportivi e cercare di capire cosa li rende lo spauracchio di molti praticanti.
Cosa rende il pugile un avversario temibile?
Durante gli allenamenti, come noi, si allena a parare, a schivare, ad evitare di andare al tappeto e quando ci finisce, di rialzarsi prima che l'arbitro conti il 10. Eppure quanti di noi non ammirano la pulizia della tecnica di un jab o di un gancio? Quanti di noi non ammirano e vedono nell'allenamento del pugile il non plus ultra della preparazione fisica ad una gara a pieno contatto? Tutti sappiamo, però, che un pugile non si crea dal nulla, come ho già detto è l'allenamento a cui si sottopone e la guida a cui si affida a farne di lui quello che diventerà.
Ma chi di noi non segue, a suo modo queste regole?
A questo punto, se siamo d'accordo che è un uomo che si allena come tutti noi marzialisti, da dove nasce questa mitica figura? Sarà nella loro strategia di gara o di sparring?
Mohammed Alì disse: "Vola come una farfalla, pungi come un ape!" da parte mia ho sempre intesso la flessibilità e la grazia dei movimenti del pugile vanno uniti all'incisività dei colpi che sferra.
A questo punto, vorrei dare una mia interpretazione di alcune scuole di pensiero di pugilato: "Colpire senza essere colpiti e, se ti colpiscono, rispondi colpendo ancora più forte del tuo avversario".
Unendo questi due concetti, posso dire che il pugile, durante un match, cercherà di essere incisivo e rapido, ma spostandosi con grazia ed economizzando i movimenti tanto da farli apparire arte in movimento.
Eppure, noi tutti sappiamo che questo tipo di filosofia è condivisa da tutte le discipline marziali.
E se fosse di natura mediatica? In effetti, negl'ultimi cento anni, la boxe è stata tra le regine degli sport da combattimento per trasmissione ed incassi. Saranno pochissimi quelli tra noi che non conosceranno il nome di un pugile famoso (Alì, Foreman, Tyson, ecc. ecc.) e ancor meno quelli che almeno una volta non avranno visto su di uno schermo uno scambio tra pugili (vuoi cinema o tv).
Il grande pubblico ha sempre apprezzato queste persone come eroi, spingendo molta gente ad assistere almeno una volta ad un incontro dal vivo.
Vi lascio, infine, con una citazione di Cus D'Amato:
Eroi e codardi sentono esattamente la stessa paura. Gli eroi reagiscono solamente in modo diverso. Nel giorno del combattimento, un boxer si alza e dice, "Come posso combattere? Non ho dormito per tutta la scorsa notte". La cosa che non ha realizzato è che anche l'altro ragazzo non ha dormito. Successivamente, quando il combattente cammina verso il ring, i suoi piedi vogliono andare nella direzione opposta. Dice a se stesso "come sono finito in questo pasticcio". Sale le scale del ring, e si sente come se stà andando verso la ghigliottina. Magari guarda l'altro combattente, ed vede che inizia a sciogliersi perchè il suo avversario è più esperto, forte, molto fiduciosa. Poi quando l'avversario si spoglia, lui vede una montagna di muscoli. Quando il combattente ha realizzato questa cosa ha lo stesso effetto sul suo avversario, solo che lui non lo sà. E quando la campana del ring, invece di affrontare affrontare un mostro costruito dalla sua immaginazione, affronta semplicemente un altro combattente.
Cus D'Amato.
Allenatore di pugili professionisti.