Bravo Ronin, stavo per mettere un sunto della "mia" opinione, ma non è detto che le due non si possano integrare, per certi aspetti.
Finora la dritta migliore su che cosa sia il kata, spiegazione che da un lato è valida (in maniera più o meno marcata) per
tutti i kata di tutte le scuole di karate che conosco (applicabili, stilizzati, sportivi, etc.), dall'altro vale
solo per i kata distinguendoli da ogni altra forma/metodo di allenamento, me l'ha data il M. Tokitsu in un suo libro sull'argomento. Ed è una spiegazione non pratico-utilitaristica in senso stretto, ma molto più generale e "filosofica"...
Piaccia o non piaccia, la pratica del kata è
studio, coltivazione, culto pratico della FORMA PER LA FORMA, fine a sè stessa, indipendentemente da qualsiasi altro fine che costituirebbe solo un disturbo dell'attenzione. E' un calarsi in un modello ideale che è al tempo stesso un modello sociale di appartenenza a un gruppo (lo stile, la scuola, la tradizione).
Non sto ad argomentare più di tanto, nel caso ci sono ancora i miei papiri sul FAM. Posso al limite aggiungere un paragone veramente terra-terra.
Introdurre i kata nella propria pratica è un po' come voler imparare (poniamo) a cantare; ma non "a cantare e basta", bensì a "cantare come Vasco Rossi", e quindi a fare tutti gli esercizi, acquisire le tecniche canoniche e quant'altro,
ma immedesimandosi nel suo stile, nella sua vocalità, nei suoi atteggiamenti esteriori e finanche interiori, per quel che se ne sa; non dico "scimmiottare" perchè è riduttivo. Non a caso tutti gli adepti di una scuola si muovono allo stesso modo, tranne qualcuno che trova la "sua" forma, come il grande artista inizia ispirandosi a qualcun altro prima di trovare il "suo" stile.
Solo nella pratica del kata c'è questa
tensione cosciente a immedesimarsi in un modello, che non serve a rafforzarti il fisico, non serve a migliorarti la coordinazione, non serve a meditare, non serve a insegnarti delle tecniche, non serve a insegnarti la loro applicazione (come probabilmente pensavano in passato e come evidentemente pensano molti ancora oggi), MA serve "soggettivamente" a sostenerti e dirigerti in tutti questi obiettivi; ognuno dei quali è oggetto di forme alternative, specifiche, di allenamento (preparazione fisica, fondamentali, sparring, bunkai, allenamento mentale, e tutte le innumerevoli varianti e integrazioni).
Al limite, quando una tensione simile viene introdotta nelle altre forme di allenamento, queste in un certo senso "diventano" kata. "Tutto è kata" appunto, come diceva quel pisquano di Rocky Joe!
A confermare che l'essenza del kata sta proprio lì.
Una volta capito questo, allora sì che ognuno può dare la sua risposta, la sua valutazione: per qualcuno, l'apporto specifico fornito dal kata, come l'ho descritto sopra, è una solenne buffonata, per qualcuno è semplicemente un "di più" inutile, per altri è indispensabile, a qualcuno piace perchè si trova bene a farli, o perchè è un'eredità o un'esperienza sedimentata da tramandare, o perchè... sì. A questo punto veramente nessuno ha diritto di fare i conti in tasca agli altri, e non è lecito individuare nessuna correlazione tra le preferenze di ciascuno e il suo saper combattere o meno: si può imparare
con kata o
senza i kata. E se il kata non ti insegna necessariamente a combattere, allora non ti rende neanche automaticamente una schiappa: anche Machida fa i kata!
Viceversa, ogni utilità pratica del kata tra quelle che ho elencato sopra non è oggetto di "risposte personali", ma richiede verifiche alla prova dei fatti. Semplicemente queste chiedevo, e finora non ne ho avute. Ma sono sempre disposto a cambiare opinione se qualcuno mi fornisce argomenti convincenti.
E questo vorrebbe anche replicare ai processi alle intenzioni e alle velate insinuazioni sulla buona fede della rispettiva controparte, che non producono una bella cippa di niente: se l'argomentazione soddisfacente delle proprie tesi è considerata "artificio dialettico", allora non so più su quali basi rimangano per una qualsiasi discussione.