grosso modo penso di sì e ora ti spiego: il kata vale come insieme di tecniche collegate da un filo, non sempre subito evidente. prendiamo shisochin della mia scuola, per esempio. o seyunchin. gli ideogrammi usati per questi kata indicano già qualcosa sul "filo" da seguire, e le tecniche presenti hanno punti in comune tra loro.
seyunchin, per dire, presenta l'ideogramma di tirare, e in effetti il kata si apre con sequenze di tecniche difensive nelle quali si afferra e si tira, proseguendo allo stesso modo tutto il tempo.
saifa, invece, predilige liberazioni al polso, percussioni con il tettsui o di uraken e colpi alla breve distanza.
le singole tecniche però vanno allenate una per volta, e non viste nell'insieme. come dire che, per esemplificare ulteriormente, seyunchin è un manuale dal titolo "hikiwaza" (tecniche per tirare), mentre saifa potrebbe intitolarsi "hazushiwaza" (tecniche di liberazione). come dei prontuari, insomma.
visti così i kata già assumono una connotazione differente. prontuari di tecnche analoghe per principi o applicazione, messe insieme in modo non sempre criticissimo, ma magari perché analizzate da un particolare maestro anziché un altro.
lo stesso avviene perfino negli heian, tanto screditati ma che pure presentano punti interessanti...
quindi, per rispondere anche al tuo post successivo, è utile mantenere i kata come sono perché è più facile vedere gruppi di tecniche nel loro insieme, ma anche perché in tal modo si memorizzano le singole tecniche all'interno di gruppi ben determinati.