Così a naso, credo che l'idea di togliere l'arma dalle mani dell'aggressore, sia di per se già sensata, quando l'opzione fuga non è praticabile.
Poi, in base alla cultura locale, si sono certi tipi di lama e relativo modo d'uso, dal quale poi deriva l'uso in attacco e\o in difesa, vedi il kobudo Giapponese, che trasforma attrezzi agricoli in armi micidiali.
Vi sono poi armi da taglio proprie, come daghe, spade, scuri, stiletti, gladio, spada indiana, katana, che richiedono un uso particolare e specifico, per essere armi efficaci in battaglia.
Queste armi particolari, richiedono uno studio specifico, non si affronta un pugnale come una katana, non si affronta il gladio come come la spada, non si affronta lo stiletto come si affronta una scure bipenne.
Però il tipico coltello, diciamo quello da cucina, è usato (di solito) dal tipico delinquente, ecco che si può tentare il disarmo, essendo il suo uso abbastanza prevedibile.
Questo ovviamente, vale ove le condizioni siano favorevoli e la necessità ineludibile.
Per chiudere, dico che le Arti Marziali, sono nate per le necessità belliche e di difesa personale, non per vincere la medaglietta, quindi che il programma contempli, o contemplasse, disarmi e cose varie, non deve affatto stupire, semmai dovrebbe stupire il fatto che siano stati tolti.
Ci sono poi, secondo me, alcuni che si sono studiati i disarmi di altre AM ed hanno integrato, per essere più appetibili, ma sono scelte personali di chi insegna.