Pochi post prima ho proposto un mio ideale modello di kihon.
Tale modello in realtà è già presente nel Kyokushin e penso che la triade kihon in sanchin, ido kihon (con accento particolare alle tecniche operative in sochin dachi), e jissen kihon sia una formula pressochè perfetta per sintetizzare il bagaglio sfaccettato delle diverse scuole di Karate.
Ho aggiunto il concetto che secondo me però per le prime due componenti sia meglio andare a pescare nel Goju e nello Shotokan (ritengo i fondamentali di questi più accurati nelle rispettive aree di competenza) ma comunque è un concetto secondario e, riconosco, opinabile.
Ciò che è molto meno aleatorio, invece, è che ad ogni modo queste tre forme che vanno a pescare una nel Naha-te, una nello Shuri-te, e una nella modernità, possono coesistere, e con un po' di pazienza e volontà (nel senso di volerlo), si riesce a trovare un filo conduttore che le raccordi.
In effetti quando ho proposto questo come utopico modello di kihon (che almeno per me non ha nulla di utopico visto che è esattamente lo schema che seguo nei miei allenamenti), più o meno erano tutti d'accordo, o comunque non ci sono state manifestazioni di dissenso.
Quando siamo passati ai kata il disaccordo è stato più manifesto.
Steno e Saburo in particolare sono intervenuti scrivendo che probabilmente terrebbero tutti i kata che sono stati loro insegnati e non hanno nemmeno considerato quelli di scuole diverse dalla loro. Ora uso il loro esempio come semplice pretesto (e anzi li ringrazio per aver espresso la loro opinione) ma in realtà la loro è sicuramente una posizione molto comune.
Adesso non intendo discutere delle proprietà allenanti dei kata, anzi partirò dal presupposto (che continuo a contestare ma in altre sedi) che ne abbiano, ma delle conseguenze che ha la fortissima componente emozionale della loro pratica.
Pochissimi tra i tradizionalisti sarebbero disposti a rinunciare a parte dei kata che hanno studiato per accoglierne degli altri in nome di questa utopica fusione del Karate in una scuola univoca, l'unico che l'ha considerato è stato Joker. Agli albori della sintesi di una qualche cosa che si chiamava Tode o Karate o quella roba lì, è abbastanza assodato, dai libri e dai discorsi dei tradizionalisti, che ci fossero, a dir tanto, 2 o 3 kata di famiglia. Io non faccio fatica a pensare che nel momento in cui ci fosse un interscambio tra le tradizioni famigliari (che ancora non si potevano nemmeno considerare scuole), l'attaccamento ai propri kata fosse allora come lo è oggi per molti di noi.
Eppure la commistione tra diversi metodi era cosa buona, infatti è sempre stata una caratteristica del Karate (chi mandava l'allievo da altri maestri okinawesi, chi andava in Cina, chi mixava il Tode con il Jigen Ryu...) e il kihon si è evoluto di conseguenza.
Naturalmente i kata hanno di sicuro costituito un problema maggiore in quanto essendo così strutturati e artisticamente definiti, mal si prestavano (e si prestano) a evolversi, tanto è vero che l'opinione prevalente è che i significati originali (qualunque cosa essi siano stati) sono andati perduti con i rimaneggiamenti.
Laddove non ci sono stati rimaneggiamenti, l'unica altra via (a parte rinunciare ai kata che era impensabile allora come per molti oggi) era quella di aggungere al proprio corpus di kata quello della scuola che si intendeva integrare nella propria.
Gli esempi sono molti, a partire dalla famiglia Uechi (da 3 a 8 in un solo passaggio generazionale), passando per Funakoshi (15, poi diventati addirittura 26 in pochi anni) fino all'estremo di Mabuni la cui scuola oggi conta svariate decine di kata (non so quanti esattamente, ma a volte leggo 50, a volte 80...).
Il risultato è stato quello di stravolgere un po' il senso originale dei kata che, ripeto, qualunque sia stato presumeva lo studio di massimo 2 o 3 forme per estrrapolarne i presunti principi. Oggi le scuole tra quelle più rinomate che hanno il bagaglio più scarno di kata ne contano almeno una decina su per giù, sempre un'enormità rispetto alle origini.
Il processo si involve in continuazione o al più si ferma, ma non può regredire finchè si ragiona in questo modo.
I kata costituiscono a mio avviso dunque un'eredità molto pesante da portare per la forte componente emotiva che suscitano e per l'ingombro che man mano hanno preso nella mente e nella pratica dei karateka, perchè padroneggiare 3 kata sicuramente richiede un tempo diverso che padroneggiarne 26 o 60 (!) a meno che non si facciano questi ultimi alla membro di cane (una cosa che unanimemente è considerata senza senso, giusto?).
Tutto tempo che viene vampirizzato da altre pratiche allenanti...
Oltre a questo, credo che il forte attaccamento ai propri kata, sia uno dei motivi principali per cui il Karate non riesce a trovare una sua identità chiara e precisa, proprio perchè nessuno ha il coraggio di mettere in discussione i propri (pur magari paraticandoli da diversi anni senza ancora ritenersi in grado di giudicarli).
Non a caso, il Jissen Karate, dove la pratica del kata è stata ridimensionata se non accantonata, sebbene ci siano decine di scuole e scuolette (come era in origine in fondo) è molto più unitario e riconoscibile almeno stilisticamente parlando.
Dunque, alla luce di questo papiro, io sono convinto che l'unificazione ideale del Karate dovrebbe partire dal kihon, che è già un fortissimo elemento in grado di definire questo stile rispetto ad altri e i cui elementi sono pronti per ricomporre il mosaico da troppo tempo disfatto, e da una sincera riflessione sull'invadenza del kata nella pratica e nelle idee dei praticanti. Non dico necessariamente di eliminare i kata (che è più una mia opinione personalissima del momento), ma almeno di ridurli drasticamente e di ripensarne la pratica in funzione del kihon e del kumite (e NON viceversa).
Diversamente si scenderà ancora di più su questa china, fino ad arrivare alla netta distinzione (come già si è letto nella sezione interstile), tra Jissen Karate e il Karate dei principi, dei "certi modi di muoversi", delle incompatibilità tra scuole che presuppongono che chi faccia con il bacino avanti e indietro non possa pure imparare a fare con le anche destra sinistra e viceversa.
Inutile dire quale strada io stia cercando di intraprendere...