Bella riflessione Ryujin, l'appoggio è per:
Pochi post prima ho proposto un mio ideale modello di kihon.
Ciò che è molto meno aleatorio, invece, è che ad ogni modo queste tre forme che vanno a pescare una nel Naha-te, una nello Shuri-te, e una nella modernità, possono coesistere, e con un po' di pazienza e volontà (nel senso di volerlo), si riesce a trovare un filo conduttore che le raccordi.
Da praticante di Shito Ryu adoro i minestroni
Però non sono d'accordo che bisogna attingere da Shotokan e Goju: per avere tutti gli aspetti dello Shorin bisogna prendere dallo Shorin-Ryu ovviamente! Ma è un particolare seondario...
Oltre a questo, credo che il forte attaccamento ai propri kata, sia uno dei motivi principali per cui il Karate non riesce a trovare una sua identità chiara e precisa, proprio perchè nessuno ha il coraggio di mettere in discussione i propri (pur magari paraticandoli da diversi anni senza ancora ritenersi in grado di giudicarli).
Non a caso, il Jissen Karate, dove la pratica del kata è stata ridimensionata se non accantonata, sebbene ci siano decine di scuole e scuolette (come era in origine in fondo) è molto più unitario e riconoscibile almeno stilisticamente parlando.
Questa è un'idea interessante che condivido abbastanza.
Pochissimi tra i tradizionalisti sarebbero disposti a rinunciare a parte dei kata che hanno studiato per accoglierne degli altri in nome di questa utopica fusione del Karate in una scuola univoca, l'unico che l'ha considerato è stato Joker. Agli albori della sintesi di una qualche cosa che si chiamava Tode o Karate o quella roba lì, è abbastanza assodato, dai libri e dai discorsi dei tradizionalisti, che ci fossero, a dir tanto, 2 o 3 kata di famiglia. Io non faccio fatica a pensare che nel momento in cui ci fosse un interscambio tra le tradizioni famigliari (che ancora non si potevano nemmeno considerare scuole), l'attaccamento ai propri kata fosse allora come lo è oggi per molti di noi.
Eppure la commistione tra diversi metodi era cosa buona, infatti è sempre stata una caratteristica del Karate (chi mandava l'allievo da altri maestri okinawesi, chi andava in Cina, chi mixava il Tode con il Jigen Ryu...) e il kihon si è evoluto di conseguenza.
Naturalmente i kata hanno di sicuro costituito un problema maggiore in quanto essendo così strutturati e artisticamente definiti, mal si prestavano (e si prestano) a evolversi, tanto è vero che l'opinione prevalente è che i significati originali (qualunque cosa essi siano stati) sono andati perduti con i rimaneggiamenti.
Laddove non ci sono stati rimaneggiamenti, l'unica altra via (a parte rinunciare ai kata che era impensabile allora come per molti oggi) era quella di aggungere al proprio corpus di kata quello della scuola che si intendeva integrare nella propria.
Gli esempi sono molti, a partire dalla famiglia Uechi (da 3 a 8 in un solo passaggio generazionale), passando per Funakoshi (15, poi diventati addirittura 26 in pochi anni) fino all'estremo di Mabuni la cui scuola oggi conta svariate decine di kata (non so quanti esattamente, ma a volte leggo 50, a volte 80...).
Il risultato è stato quello di stravolgere un po' il senso originale dei kata che, ripeto, qualunque sia stato presumeva lo studio di massimo 2 o 3 forme per estrrapolarne i presunti principi. Oggi le scuole tra quelle più rinomate che hanno il bagaglio più scarno di kata ne contano almeno una decina su per giù, sempre un'enormità rispetto alle origini.
Il processo si involve in continuazione o al più si ferma, ma non può regredire finchè si ragiona in questo modo.
I kata costituiscono a mio avviso dunque un'eredità molto pesante da portare per la forte componente emotiva che suscitano e per l'ingombro che man mano hanno preso nella mente e nella pratica dei karateka, perchè padroneggiare 3 kata sicuramente richiede un tempo diverso che padroneggiarne 26 o 60 (!) a meno che non si facciano questi ultimi alla membro di cane (una cosa che unanimemente è considerata senza senso, giusto?).
Tutto tempo che viene vampirizzato da altre pratiche allenanti...
Condivido tutto anche qui e vorrei fare una precisazione sulla mia proposta, se non era chiara. Io penso che per ogni scuola si possa individuare uno (massimo 2) kata che includa la maggior parte delle tecniche rappresentative della stessa; di conseguenza penso che con 5 kata abbiamo già un'enciclopedia completa delle tecniche. 2-3 mi sembrano pochi, perché se forse per goju basta il Suparimpei per l'area Shorin e Tomari ne servono almeno altri 3 (tutto IHMO). Perché allora voglio aggiungerne altri? Perché ci sono,
secondo me, dei kata nati come esercizi d'allenamento. Per esempio il sanchin: respirazione a parte, io sono un grande sostenitore del "condizionamento". Un altro esempio è il naefanchi (basta il primo), che a mio parere è ottimo per allenarsi a sviluppare forza ai lati, un aspetto poco considerato. Infine penso sia di aiuto alla didattica far imparare 1-2 kata "facili" prima di passare a quelli realmente importanti; d'altronde diventa una perdita di tempo se i kata propedeutici diventano 10!
Lo shito-ryu, che pratico, contiene almeno 40 kata (dipende dalla scuola); sono davvero troppi e sono piuttosto critico verso il fondatore Mabuni che ha scelto di inserirli tutti (lo so, sono blasfemo...ma sono altre le cose che apprezzo del mio stile). Nonostante li debba imparare tutti, in media 4-5 all'anno, ultimamente mi concentro su 1 o due ogni anno; in questo modo, nonostante sappia scimmiottare più di 20 kata, effettivamente ne alleno e conosco 4-5, un paio in particolare (io adoro quelli tomari-te
). E anche se insegnassi, spingerei i miei allievi a concentrarsi su uno stile in particolare, dopo aver naturalmente imparato bene le basi di tutti!
Cioè per tornare alla mia proposta sui kata, insegnerei a tutti i 5 kata "grandi", quelli importanti e iconici, ma lascerei a ciascuno specializzarsi in 1 o 2.