Esistono delle posture da assumere per ridurre i danni posture che spesso sono riassunte in una corretta posizione di guardia altre volte sono modifiche della stessa sull'impatto.
beh però se la poni così, è leggermente diversa da come l'hai posta all'inizio (oppure ho inteso male io). Ragionando rispetto a quel che dici ora, non si può che convenire che il resistere ai colpi è maggiormente possibile se ho una postura al momento dell'impatto tale che dissipi o scarichi parte dell'urto subito. In questo caso la posizione di guardia dovrebbe essere stata studiata per ottenere questo scopo, e anche nel momento dell'impatto, in qualunque momento si verifichi, dovrei (se le tecniche che eseguo sono tecnicamente corrette) minimizzare gli effetti. Tuttavia esiste sempre in qualunque tipo di movimento, un momento (frazioni di secondo) nel quale la mia postura mi espone di più a esser colpito duramente.
Esercizio base consistene nel colpirsi in maniera progressiva e graduale (non la testa) ed ho notato che alcune persone hanno una base genetica di tenuta dei colpi mostruosa altri no. Qualcuno tiene molto i colpi su una gamba e poco sull'altra etc etc. In ogni caso c'è una risposta allenante per tutti non saprei dire quanto tecnica o psicologica. Quindi io posso dire con certezza che il condizionamento sugli arti e al corpo funziona.
Beh, questo è un altro aspetto ancora. E' banale la considerazione che si fa sul fatto che se non si è abituati a un certo tipo di contatto, non si possiede nemmeno la sensibilità e gli strumenti per sopportare un colpo duro.
Ed è un fatto fisico, ma anche psicologico.
Poi ci sono come dicevi le componenti fisiologiche innate (sia strutturali che psicologiche).
Per la testa invece eseguo un esercizio che mi fu insegnato secoli fa e che ho ritenuto idiota per tanto tempo...ora non più l'esercizio cosiste nel girare forte su se stessi e poi eseguire delle tecniche in stato di "labirintite"...
So che nella lotta libera, come esercizio propedeutico, si eseguono capriole, rotazioni, ribaltamenti per abituare il labirinto alla condizione, ed evitare che uno non capisca più dov'è, perdendo controllo sul corpo.