Ma i bambini si iscrivono da soli o vengono portati alle gare dai loro genitori o insegnanti?
Mia figlia non fa gare di kata, non le interessa proprio e io rispetto la sua volontá.
I bambini sono davvero contenti di quello che fanno o sono contenti perchè vedono i loro genitori e insegnanti essere contenti?
Questo dipende da caso a caso e dalla relazione tra genitori e figli. Nel nostro caso Renata ha giá delle preferenze marcate e sa abbastanza bene ció che le piace e ció che no. Ha visto degli amichetti ad una gara, non ne voleva sapere niente, le ho detto che poteva fare ció che voleva e il discorso é finito li. Rispetto all'essere contenti perché i genitori sono contenti, noi siamo contenti di qualsiasi intrattenimento educativo di Renata, per tanto non é condizionata in una direzione piuttosto che in un'altra. Peró é ovvio che in altri casi i bambini possono sentirsi condizionati a fare qualcosa a seconda del comportamento dei genitori, ma questo dipende dall'intelligenze di questi ultimi e il rispetto per i figli.
I bambini non sono in grado di capire cosa è meglio o cosa è peggio per loro. Fino ad una certa età, probabilmente il bambino riterrà divertente quello che noi gli diciamo che è divertente.
I bambini hanno idee piuttosto chiare su cosa piace loro, se sono stati educati nel modo giusto. Sottovalutare la loro sensibilitá, capacitá di giudizio, istinto etc, é sbagliato, sin dalla tenera etá. Peró é certo che non possono sapere ció che é "meglio" o "peggio"...bah... se ne fanno un'idea poco a poco, ma questo é un discorso differente, é un discorso di educazione. Il compito dei genitori é appunto quello di far comprendere ai figli ció che sia meglio o peggio per loro. Quello del padre é dunque un compito estremamente complesso, perché giá é difficile sapere cos'é meglio o peggio per noi, immaginati insegnarlo ai figli.
Ma il problema viene dopo!
Guardate i bambini delle vostre gare e confrontateli con quelli che giocano a calcio o pallavolo, fanno Judo, ginnastica artistica.
Tra qualche anno ci sarà un compagno che corre più veloce, quello più bravo a lottare, quello che salta alto, quello che sa fare le capriole. Il vostro bambino allenato a fare kata, saprà fare... kata! ( )
I bambini sono costretti dai metodi didattici di oggi a rimanere seduti per ore, inquadrati, poi devono tornare a casa e devono stare seduti ore a fare compito difficilissimi anche per i genitori stessi. Molti di loro non hanno nemmeno la possibilità di starsene in giro, vuoi per la mancanza di spazi verdi, vuoi per la sicurezza.
Riflettete... dopo tutte queste prigioni il kata è ancora costrizione, non stimola la fantasia, non lascia spazio all'indivisualità, non prevede interazione, non da parametri di vittoria univoci, non è formativo...
Proprio per questi motivi e a maggior ragione i bambini di oggi hanno bisogno di persone competenti che diano loro l'alfabetizzazione motoria che non possono avere altrove. Nel poco tempo che hanno (suppongo) lasciate che giochino, che si sfoghino, che inventino, che interagiscano, insegnate e guidate loro a fare questo, non i kata.
Pretendete il meglio! La crescita è il momento più importante, non lasciate al caso l'educazione motoria dei vostri bambini. OK, Roroarro, Renata sono sicuro che sia un amore quando fa il suo Pinan o Gekisai, ma pensa a cosa è meglio per lei.
Quando avranno un bagaglio motorio sviluppato, una volta cresciuti, dopo se vorranno metteteli a fare kata.
Credetemi, parlo con cognizione di causa, perchè ho visto un professionista lavorare con i bambini e non c'è storia.
Secondo me la differenza non la fa il tipo di corso ma la capacitá dell'istruttore. Renata é stata a un corso di ballo, danza, karate, hockey, tra vari. E' rimasta negli ultimi due un po' perché erano quelli che le piacevano di piú, e un po' perché abbiamo dovuto scegliere noi cos'era "meglio" o "peggio", in base alla preparazione dimostrata dagli insegnanti.
I "professionisti", come immagino tu intenda (persone che danno una preparazione motoria seria, finalizzata alla crescita del bambino senza fini necessariamente competitivi e risaltando aspetti ludici) in corsi per bambini da 4 a 7 anni, devono essere piú rari del dodo delle isole fiji. A Buenos Aires, cittá di 10 milioni di persone, immagino si contino sulle dita di una mano.
Si, ci sono persone competenti per quanto riguarda la prepazione e stop, in quelle discipline dove i bambini giá a sei anni devono essere performanti e devono allenarsi VERAMENTE, dedicando un pacco di ore ad una certa attivitá piuttosto che al gioco o a fare ció che gli piace. Ma questo é proprio il caso del indottrinamento di cui tu accenni... magari non devono stare seduti ma si sbattersi piú di quanto vorrebbero perché i loro genitori gli trasmettono che devono essere i migliori e devono vincere ed essere performanti.
Renata, a parte il gioco fine a se stesso, frequenta un paio di corsi sportivi, vive in una famiglia di artisti, tra ballerini, musicisti, cantanti. Da piccola l'abbiamo incentivata a disegnare, dipingere ed esprimersi in modi diversi, sempre in forma di gioco e divertimento. La pratica dei kata e solo una piccola cosa nella sua vita.
Parlando di sport, quello che mi interessa veramente, come genitore, é crescere una persona meravigliosa, non un atleta. Se c'é un bambino che corre piú voloce di lei o sa lottare o salta piú in alto o quello che vuoi... Sticazzi come dicono a Roma. Ovviamente la stimoliamo a fare bene, a migliorare, ma in un modo intelligente e contando piú sul messaggio che sul risultato.
Noi le diamo tanti stimoli... piccoli semi che possono germogliare, domani, oppure no... se vorrá essere atleta, o una psicologa o un artista, sará lei a deciderlo.
Adesso é importante che si diverta, che sia curiosa, che abbia voglia di conoscere, ma soprattutto che sia felice.
Per le paranoie sul utilitá dei kata... c'é tempo...