“Q” sta per quantità, ovviamente
Di recente, un po’ qui e un po’ di là, ho notato che spesso viene fuori il discorso su quanto viene fatta una certa cosa come metro di giudizio.
I pugili in proporzione si allenano ai pugni più dei nak muay quindi i loro pugni sono migliori.
Chi ha la fortuna di allenarsi tutti i giorni è certamente più in alto di chi si allena tot volte a settimana.
... e così via...
Sebbene è innegabile che Q sia un fattore influente soprattutto in difetto, nel senso che non si può scendere sotto una certa soglia per allenarsi bene, mi viene da pensare che sia di frequente sovradimensionato.
Ad esempio, dovendo perdere peso, mi ero messo a correre un giorno sì e uno no per un’ora, lungo lento, senza grossi risultati, e anzi nonostante macinassi km andavo peggiorando. Ora, seguendo i consigli di un amico, allenandomi per massimo 30 minuti 2 o 3 volte a settimana ho ottenuto risultati decisamente non paragonabili.
Anche il mio sensei, anni addietro, parlò al dojo dicendo che in precedenza anche lui era convinto che più è meglio è, ma che con gli anni si era accorto che certi concetti, certe finezze, necessitano comunque di un processo di elaborazione che non può essere accelerato semplicemente aumentando la frequenza degli allenamenti.
Non è affatto detto che 300 ore di allenamento all’anno diano lo stesso risultato di 150 all’anno per due anni.
Per quanto ne so, dovrebbe essere assodato che il riposo è un momento fondamentale per il miglioramento delle performance (anzi è il momento in cui le performance migliorano in risposta allo stimolo dato durante l'allenamento), e che 4 giorni ben programmati a settimana sono infinitamente più produttivi di 7 giorni alla morte, magari con una sessione dello stesso esercizio allo sfinimento ripetuto più giorni consecutivi.
Non parliamo poi in generale dell'usanza antica di far ripetere tipo 300 volte la stessa tecnica allo stremo, senza contare che magari dopo 50 si perde la forma e di conseguenza per l'85% dell'esercizio si insegna al corpo un modo sbagliato di portare il colpo, per allenare una resistenza che potrebbe essere allenata in modi molti più produttivi (questo è un concetto spiegato molto bene nel libro consigliatomi da zio Spartan), ad esempio portare la tecnica il massimo numero di volte che si riesce con un compagno che sta attento che non si perda la forma. Dopo che si è persa la forma definitivamente, l'esercizio finisce.
Secondo ma a volte nonostante questo sia un concetto apparentemente condiviso, è chiaro che si sottovaluta troppo spesso il fatto che “l’altra Q”,
qualità, soccombe troppo facilmente alla “Q”.
Naturale che entrambe le Q insieme sono meglio, ma bisogna anche riflettere che mentre troppa quantità può addirittura essere controproducente, la qualità migliora indefinitamente con riflessi sempre positivi, e che quindi meriterebbe più attenzione.
Senza contare che ci possono anche essere altre condizioni, tra cui anche il talento, l'intelligenza, la capacità di metabolizzare, di immaginare, di produrre...
Ma sono solo pensieri miei… non dogmi. Mi interessava sapere che ne pensate al riguardo.