La scherma, che e scienza ed arte ad un tempo,
insegna,con principi razionali e pratici, a servirsi
dell'arme bianca, per difendersi dall'avversario ed
offenderlo.
E scienza, perche ogni movimento schermistico ha la sua
ragione d'essere rigorosa e dimostrabile; e arte, perche di
essa non puo concepirsi la esistenza, separandola
dallfesercizio.
Intesa in questo senso, la scherma e opera di progredita
civilta; onde non se ne ha a ricercare l'origine presso popoli
barbari.
Che, se invece la consideriamo come espressione di
quell'istinto, che e nell'uomo, di regolare i movimenti del
suo corpo e dell'arme qualsiasi, che ha in mano, nel modo
che gli appare piu efficace, per difendersi da chi lo assale, e
vincerlo; possiamo allora ben ritrovarne traccia in ogni
tempo, in ogni luogo, presso qualsiasi gente.
Ma da questo fatto, per cosi dire, naturale, alla scherma
costituita ne' suoi precetti e nel suo esercizio, ci corre non
breve tratto.
I germi della scherma moderna ci e dato appena di
riconoscerne nell'antichita classica, cioe presso i Greci, e
presso i Romani; e ne anche qui essa ha un posto
determinato, una esistenza a se.
I Greci, che con la loro mente geniale intravidero pei
primi la benefica influenza della educazione fisica sullo
sviluppo dello spirito, conformandosi nella pratica a quel
principio, che una sana vita della mente e del cuore non si
possa svolgere se non in un corpo sano e robusto, mantennero,
come parte importantissima del loro ginnasio, la
palestra, dove si esercitavano al pentatlo, ed al pancratio. Nel
pentatlo entravano fra gli altri esercizii la lotta ed il
pugilato la cui unione formo piu tardi il pancratio.
In siffatti esercizii, ne' quali pero mancavano le armi, vi
era l'attacco; e possiamo percio gia ravvisarvi quello scopo,
che informa la scherma, cioe l'addestrarsi alla difesa e
all'offesa.
In essi, di fatti, i Greci riconoscevano una preparazione al
combattimento armato; e quegli uomini, che erano stati
ammaestrati nel ginnasio, non si trovavano a disagio sul
campo, quando erano loro consegnate le armi, tra le quali
avevano la lancia e la spada.
Qualche cosa, che molto di piu s' avvicina alla nostra
scherma, troviamo, invero, nella vita romana, cioe nella
scuola del gladiatore e del soldato, la quale avviava l'uno
ben preparato all'arena dello spettacolo, l'altro al campo
della battaglia; benche il concetto greco della ginnastica non
abbia attecchito nella mente romana.
Il primo spettacolo gladiatorio ( munus gladiatorium)
fu, secondo la tradizione, dato nell'anno 490 di Roma, nel
foro boario. Piu tardi, divenuti frequenti siffatti spettacoli,
perche bene accetti alla plebe che richiedeva panem et
circenses ebbero luogo in apposito anfiteatro. E furono
istituite, a spesa privata o dello Stato, scuole (ludi
gladiatorii), dove i gladiatori riuniti in familia, erano
ammaestrati da un lanista.
Questi dava a' tirones le sue lezioni e le sue regole ( dictata
et leges) per educarli alla terribile prova dell' attacco
sull'arena. I tirones, con una spada di legno, detta rudis
(che rimpiazzava la vera arma che era o il pugnale, o la
spada romana, o talvolta anche la spada col guardamano)
gli esercitavano contro un palo, o anche tra loro, in coppia
(exerceri ad palos, rudibus batuare).
E sol quando i tirones, superata la prima prova pubblica,
ricevevano la tessera gladiatoria, entravano nella classe
degli, spectati.
In quanto poi ai soldati, il console Rutilio pel primo,
dell'anno 648 di Roma, volle che fossero istruiti di grado in
grado al maneggio delle armi. Il lanista, scelto dalla scuola
gladiatoria, era invitato a istruire i coscritti per coorti. Ed il
soldato, in questo primo periodo della sua vita militare,
detto anche egli tiro, si esercitava con apposita arma (clava
lignea) puranche al palo, una o due, volte al giorno.
Giova qui riportar per intiero le parole, onde Vegezio ci ha
rammentato questi esercizii. << A singulis autem tyronibus
singuli pali defigebantur in terram, ita ut nutare non possent, et
sex pedibus eminerent. Contraillum palum, tamquam contra
adversarium, tyro cum crate illa et clava, velut cum gladio se
exercebat, et scuto; ut nunc quasi caput, aut faciem peteret, nunc
lateribus minaretur, interdum contenderet, poplites et crura
succidere, recederet, assultaret, insiliret, et quasii praesentem
adversarium, sic palam omni impetu, omi bellandi arte tentaret.
In qua meditatione servabatur illa cautela, ut ita tyro ad
inferendum vulnus insurgeret, ne qua ex parte ipse pateret ad
plagum. >> (1) Ed in quanto alla tecnica di tal maneggio, e
notevole cio che lo stesso Vegezio ci rammenta,
soggiungendo << Praeterea non caesim, sed punctim ferire
discebant. >> (2)
Cosi nella scuola del gladiatore e del soldato ci e dato
riconoscere un esercizio, che si riavvicina di molto alla
nostra scherma, ed a cui torse questa si potrebbe
immediatamente rannodare. E di siffatto esercizio furono
teneri i Romani; Giulio Cesare, per testimonianza di
Svetonio, ebbe cura di nobiliarlo e di diffonderlo.
Senonche, col cadere della civilta romana, la densa notte
della barbarie involse ogni antica istituzione, e con essa
caddero il ludus, il lanista, i tyrones, l'exerceri ad palos ecc.
Una nuova vita, si apre nel medio-evo, ed in essa sorge, di
mano in mano, una istituzione, che resistendo, sotto forme
svariate, all'urto dei secoli, congiunge se stessa intimamente
alla scherma. E questo il duello, le cui vicende storiche, fa
mestieri accennare qui, in brevi tratti, prima di seguitare ad
indagare quelle della scherma.
Sulla origine del duello molto si e discusso, e non sempre
a proposito. Certamente se si considera il duello semplice
mente, come un attacco fra due combattenti, sara facile
ritrovarne esempi, e non pochi, in tutte le antichissime
tradizioni orientali, greche, latine, nordiche. Ma il duello,
come l'intendiamo oggi, cioe, come partita di onore, non
puo rannodarsi a si remota antichita. Gli antichi, in genere,
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(1) Libro primo ˜ XI, FLAVIO VEGEZIO RENATO traduzione di Temistocle
Mariotti. á Ogni singolo coscritto conficcava in terra un palo per modo che non
potesse tentennare e di fuori sporgesse sei piedi. Contro di quello, siccome contro
un nemico, il coscritto col graticcio e colla clava quasi fossero spada e scudo,
faceva i suoi esercizii; ed ora mirava il colpo al capo ed alla faccia, or minacciava il
fianco, ora sforzavasi dar di taglio alle gambe; retrocedeva, assaltava e, come
avesse dinanzi un vero nemico, cosi furiosamente e con ogni arte di guerra si
provava contro di quel palo, ed in cosiffatta prova avevasi cura che il coscritto si
slanciasse a ferire senza pero lasciare scoperto alcuna parte di se.â
(2) Libro prime ˜ XII, FLAVIO VEGEZIO RENATO, traduzione di Temistole
Mariotti. á Oltre di cio imparavano a ferire di punta e non di taglio, ..... â
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non ebbero il concetto dell'onore, che abbiamo noi; ne mai
pensarono nella offesa di ricorrere ad una siffatta
riparazione; per essi all'ingiuria si rispondeva coll' ingiuria
o col silenzio. Percio il duello (e si noti che duellum vale
quanto bellum) nei tempi antichi ha un carattere diverso da
quello che gli han dato i costumi cavallereschi e la civilta
moderna. Quale e adunque la origine storica ed immediata
del nostro duello? Dobbiamo ricercarla nell'eta di mezzo, in
quell'individualismo germanico che si afferma nel diritto
del piu forte. Tacito, nella sua Germania, ci ha serbato un
prezioso ricordo di un attacco solenne di due nemici per un
fine determinato, per trarre cioe dalla riuscita di esso il
presagio della vittoria dell'uno o dell'altro popolo, cui quei
campioni appartenevano: << Est et alia observatio
auspiciorum, quae gravium bellorum eventus explorant. Eius
gentis, cum qua bellum est, captivum, quoque modo interceptum,
cum electo popularium suorum, patriis quemque armis,
committunt. Victoria hujls vel illius pro praeiudicio accipitur >>
(1).
A' tempi delle invasioni barbariche, onde lfItalia fu
oppressa, sorsero sotto il nome di parabiles, le prove o
giudizi di Dio, sia questa usanza venuta co' Goti, sia co'
Longobardi, sia con altra gente. Li piu antico e famoso di
tali giudizi era il duello, ossia la pugna in campo chiuso.
Tale prova si dava quando volevasi contraddire ad un
giudicato o ad una testimonianza.
Dovevano combattere in duello le persone stesse, delle
quali si trattava la causa; per gli ecclesiastici, i vecchi, i
fanciulli e le donne si ammettevano campioni che con le
armi ne tenessero le veci.
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(1) TACITO. Germania, cap. X, trad. Davanzati. << Un'altro modo hanno
d'antivedere chi vincera le grandi guerre: mettono a combattere un prigione, in
qualunque modo fatto defnemici, col piu valente di loro con l'arma di sua patria:
ciascuno che vince mostra che vinceranno i suoi. >>
8 PARTE I
Prima di entrare nel campo, erano i combattenti
esaminati con diligenza dal giudice, onde esser certi che
non portassero indosso erbe od altri argomenti di malie.
Venivano quindi al cimento armati di spada o bastone e
di scudo, e col capo ed i piedi scoperti. Chi usciva vincitore
era dal giudice assoluto; il vinto condannato. Se uno di
quelli, fra i quali erasi proposto il duello, mancava allfora
del combattimento, dopo che fosse stato chiamato ad alta
voce per tre volte, il suo avversario entrava nel campo, e
dava colpi allfaria; veduto quellfinnocuo cimento, il giudice
condannava il contumace.
Perche fosse distrutta questa usanza barbarica, piu che le
leggi dfimperatori e di re, piu che anatemi di papi e di
vescovi, piu che decreti di concili e di parlamenti, occorsero
di mano in mano il progresso di secoli, lfavvicinarsi con
lfumanesimo dfuna novella civilta. Ma il duello, mentre
sfandava spogliando del suo valore religioso e giuridico,
acquistava un ben altro significato, costituendosi come
risoluzione delle questioni dfonore.
In tal forma e giunto, a traverso i secoli, sino a noi. E quali
siano state queste vicende storiche del duello, ognuno le sa.
Lo ritroviamo ora ammesso, ora condannato; mentre lo
percuotono, anche in questa forma gli anatemi della
Chiesa e le regie leggi lo assimilano all'assassinio,
punendolo con la morte, non ne scema la frequenza, e la
poesia gentile lo celebra. Mentre giureconsulti ne studiano,
con ogni serieta, la costituzione, i teologi ne imprecano la
esistenza siccome opera diabolica. Certo si e, che il duello
mantenne sempre salde le sue radici nelle consuetudini
sociali; e fu tra le poche istituzioni che potettero, per cosi
dire, assidersi su due epoche storiche, su due civilta tanto
differenti.
Se si volesse soltanto riassumere quanto si e detto pro e
contra il duello, sarebbe opera di grossi volumi.
Le legislazioni moderne, quasi tutte, considerano il duello
come un reato; e lo puniscono con pene piu o meno severe.
Ma non pero esso e sparito dalla vita moderna.
Il duello, giova confessarlo, e nelle presenti condizioni
della societa, ancora necessario, perche non si trova in qual
altro modo raggiungere lo scopo che esso ha. Ma se e una
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necessita il mantenerlo, e anche suprema necessita il
regolarne meglio l'uso. La coscienza della societa moderna
oscilla paurosa innanzi al duello fra la vigliaccheria e
l'assassinio. E un fatto innegabile, che ad esso ricorrono,
come ad estrema tutela dell'onore, anche coloro che per
principio vorrebbero bandirlo, per la taccia di vigliaccheria,
che potrebbe loro toccare, non accettandolo. Ed uno dei piu
grandi pensatori del nostro secolo, il Guizot, nom si e fatto
coscienza di scrivere: <<le duel est salutaire. moral et
necessaire >>.
Mentre il Codice Penale lo registra fra i reati, la societa
intelligente e culta costituisce e pubblica, qua e la, i suoi
codici cavallereschi. A togliere lo strano contrasto pur
molto si e discusso: le riforme delle disposizioni contenute
nella legislazione penale ed insieme la costituzione delle
corti d'onore, sembrano ormai un bisogno indiscutibile.
Nel progetto di Codice Penale, gia votato dal Senato
Italiano; che considera il duello un reato, quante volte la
querela non fosse gia stata assoggettata prima ad una Corte
di onore determinata e preesistente: e nel nobile esempio
dato dal Club della stampa in Roma si ha ragione a bene
sperare.
E cio basti in quanto al duello.
E quali sono le sorti della scherma accanto al duello? Nel
medio-evo la vita dell'uomo si passa piu che mai tra le
armi.
Non pur le guerre continue, ma la cavalleria, che e tanta
parte di quella vita, le prove d'armi, le giostre, i tornei
offrono un vasto campo allo esercizio delle armi. Eppure
non puo dirsi che vi sia una scuola, un sistema schermistico
del medio-evo: alla scherma, come arte e come scienza, non
e sufficiente la cultura medioevale. Ne il duello, cui la
scherma potrebbe essere di efficace preparazione, basta a
costituirla. Invece l'invenzione della polvere, al principio
del secolo decimoquarto, e la conseguente introduzione
delle armi da fuoco, se da una parte restrinsero l'uso delle
armi bianche, abolirono dall'altra lo scudo e la corazza, e
resero cosi possibile il regolato maneggio della spada.
Difatti, la dove vi ha scudo e corazza, non si puo parlare di
scherma, nel senso artistico di questa parola.
10 PARTE I
La spada resta l'arma del gentiluomo, che nella sua
educazione ne apprende il maneggio, anche per la facilita
che ha d'incorrere nel duello.
Intorno alla spada si prepara e si svolge la tecnica; essa
varia di forma, secondo i luoghi ed i tempi, ma rimane
sempre il perno della scherma, perche le altre armi non
sono state, e non sono, se non modificazioni accessorie
dell'arte.
Cosi troviamo nel secolo decimoquinto gia costituite le
scuole di scherma; cosi, appena introdotta la stampa;
vengono alla luce i Trattati di scherma, che ne
presuppongono gia lforganismo artistico.
E da questo punto comincia, rigorosamente parlando, la
storia della scherma.
Ma si deve riconoscere la impossibilita di rifare la storia
delle diverse scuole, fondandosi sull'unico criterio e
sull'unico fatto che ci vien dato da trattati; perche questi
rappresentano in minima parte, e non sempre fedelmente, il
movimento e le modalita dell'arte. Se si volesse far davvero
questa storia, ci vorrebbe un lungo e paziente lavoro di
svariate ricerche presso ciascun centro di vita civile, dal
Risorgimento fin oggi, raccogliendo e frugando qua e la
nelle loro memorie.
Questo lavoro non e fatto, ne noi possiamo, di certo, qui
tentarlo.
Ci contenteremo, invece, di dare una rassegna
bibliografica di quanto si e pubblicato intorno alla scherma,
in Italia, dal secolo XVI sino a' giorni nostri: rassegna che
altri non ha fatto, e che forse neanche puo riuscirci
completa. Ecco senz'altro i nomi degli scrittori, co' titoli piu
o meno precisi delle loro opere, in ordine cronologico.