Ho sempre sostenuto, specialmente quando sento le discussioni su "più forte o più debole" riferite alle discipline, che le discipline non hanno ne gambe, ne testa, ne braccia e nemmeno cuore, quindi non possono ne combattere, ne essere più o meno forti, ne decidere nulla.
Le persone invece si, così quelle che si affidano alla disciplina, finiranno per scoprire che la amata disciplina non andrà a combattere al posto loro e......ne prenderanno una valanga.
Presi due Maestri di Karate (per prendere una disciplina a caso) seri, preparati e coscienziosi, messi uno a Cuneo centro, l'altro a Scampia, otterremo che, quello di Scampia non farà lavorare i suoi sulle situazioni psicologiche, sulla pressione o la paura, perchè sono pane quotidiano, mentre quello di cuneo centro, avrà di certo più necessità di far presenti certe circostanze.
Da qui avremo temi trattati, modi per affrontarli, strategie esaminate, circostanze sperimentate, diametralmente opposte, per intelligenza degli insegnanti appunto, ma sempre Karate sarà la materia insegnata.
Nei palazzi nobili di Kyoto, si lavorava molto su tecniche in Suwariwaza, con molta attenzione alla forma dialettica, ai segnali da essa derivanti eccetera, perchè da quella posizione venivano portati a termine molti agguati e simili, mentre in periferia, nei sobborghi, quella posizione non aveva senso, se non per i Killers, perchè c'era fango nelle strade, tutto era più rozzo e diretto, meno elaborato, anche sotto il profilo dei segnali.
Non era la disciplina ad essere differente, ma il contesto e le possibilità che prendeva in esame.