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Autore Discussione: Quello che ho imparato dall'Aikido  (Letto 4436 volte)
anakin82
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Quello che ho imparato dall'Aikido
« inserita:: Novembre 19, 2014, 16:50:04 »

Ho praticato Aikido per 10 anni. Si parla spesso di efficacia tecnica in forum come questi. Io personalmente credo che ogni arte marziale insegni qualcosa di molto più basilare che difendersi da un'aggressione fisica. Questo è quello che ho imparato dall'Aikido, riassunto in 10 punti.

1 )    Accettare l’attacco. Sembra paradossale, ma questo è il principio cardine di tutta la pratica, e ne rappresenta il manifesto etico: il principio dell’autodifesa è accogliere l’aggressività dell’avversario, rispettarne l’intenzione, censurando sul nascere qualsiasi giudizio o predisposizione negativa nei suoi confronti, focalizzando l’attenzione sull’opportunità pratica di autorealizzazione offerta, piuttosto che sul contenuto emotivo contestuale. Così anche nella vita di ogni giorno, occorrerebbe osservare con consapevolezza e distacco gli attacchi che ci vengono rivolti, perché il giudicare non fa che rallentarci nella risposta, mascherare l’essenza ed impedirci la strana eppure unica comunione, l’intimità e la comprensione profonda che possono derivare da uno scontro, per quanto duro.

2 )    Incanalare l’energia. Sviscerato del suo contenuto emotivo, un attacco non è altro che una forma neutra di energia: se siamo in grado di assecondarne il movimento, proseguendolo e dandogli continuità senza spezzarlo, ma anzi allineandoci e diventando un tutt’uno con esso, possiamo incanalarne la forza e sfruttarla a nostro vantaggio, guidandola nella direzione che desideriamo. Spesso siamo portati a reagire con irruenza alle situazioni che ci fanno soffrire o nelle quali ci sentiamo in pericolo: percepire la minaccia come un flusso ed essere pronti a seguirlo comporta un cambio di prospettiva radicale, significa guardare nella stessa direzione di chi ci sta attaccando e condividerne il punto di vista, porci metaforicamente al suo fianco e avere fiducia che la nostra volontà e determinazione sia in grado di guidare la sua, pur senza stroncarla o annichilirla.

3 )    Essere sciolti e naturali. Nell’aikido così come nella vita, la cosa più importante e più difficile è riuscire a perseguire quello stato di piena potenza che si trova equidistante da rilassamento e  tensione: se si è troppo rilassati e molli, il corpo, così come la mente, perde forza e cede debolmente, mentre un eccesso di contrattura ci rende rigidi, esposti a facili squilibri ed incapaci di esprimere la nostra potenza. C’è in questo il senso di tutto ciò che è arte, non solo marziale: la capacità di esprimere se stessi richiede che vi sia tensione senza intenzione,  intensità priva di sforzo e consapevolezza senza scelta. La naturalezza si esprime nella fluidità del movimento, circolare e spiraleggiante, che metaforicamente simboleggia la capacità di muoversi fra le difficoltà della vita in modo sinuoso, elegante e senza spigoli o fratture nette, e nella sincronicità dello stesso, ovvero la percezione spontanea dei ritmi e delle tempistiche di ciò a cui si sta rispondendo ed il continuo rifasamento dinamico che ne consegue.

4 )    Percepire i gradi di libertà. L’aikido insiste sullo studio di prese e bloccaggi, ai polsi, al corpo, alla gola, etc. . Per molto tempo, ho guardato a questi esercizi come a puri espedienti didattici per abituarsi a padroneggiare movimenti complessi in vista di attacchi più realistici. In realtà, però, ora mi rendo conto che il senso di ciò è più profondo e simbolico. Quando siamo bloccati, che sia fisicamente da una presa, psicologicamente da un’idea o concretamente da una situazione, il pericolo è di concentrare tutta la propria attenzione su ciò che ci blocca e su quel che di noi è sottoposto a vincolo, il che ci induce a reagire scompostamente per cercare di liberare quell’unica parte di noi che sentiamo irrimediabilmente imbrigliata: così facendo, però, si perdono di vista tutti i gradi di libertà ancora in nostro possesso. Occorre molta disciplina, calma e anche coraggio per imparare a dimenticarsi di ciò che ci limita e a spostare il fuoco della nostra coscienza su tutto lo spazio libero, dentro e fuori di noi, che ci resta a disposizione, fino a trasformare tale consapevolezza in azione.

5 )     Mantenere il centro. Per incanalare efficacemente l’energia di un attacco e sfruttarla a proprio vantaggio fino a rivolgerla contro l’aggressore stesso occorre perfetto equilibrio e stabilità. Questi ultimi derivano invariabilmente da un principio di centratura: a livello fisico tutte le linee vanno riunite e ricondotte verso il baricentro dell’aikidoka, a sua volta saldamente posizionato all’interno del triangolo formato da gambe, piedi e schiena, così da fare di sé il perno fisso attorno a cui si avvita il movimento centrifugo; a livello mentale, questo moto trova il suo corrispettivo nella capacità di integrarci, ovvero di riportare dentro se stessi, nel dominio di ciò che possiamo osservare, tollerare e comprendere, le energie caotiche che si agitano fuori di noi e che se incontrastate tenderebbero a frantumarci.

6 )     Attaccare per difendersi. Per quanto generalmente vista come arte di pura autodifesa basata su leve, immobilizzazioni e proiezioni, l’aikido fa anche largo uso dei cosiddetti atemi, ovvero colpi diretti al viso o corpo. Il principio sottostante è che la migliore difesa è l’attacco: occorre sapere mantenere la giusta distanza dai potenziali pericoli, ma una volta che uno di essi entra nella nostra sfera non ci si può permettere di esitare, la distanza stessa va rotta ed attacco e difesa sfumano l’uno nell’altra, lasciando spazio ad un’azione compiuta. Il senso dell’atemi non è però quello di colpire con forza bruta, visto che lo scopo dell’aikido resta quello di mantenere costante controllo sull’avversario e sull’entità del danno arrecabile: la sua azione non mira a fermare il corpo del rivale, quanto a distrarne la mente, creando quello squilibrio iniziale che viene poi esponenziato nel progredire della tecnica. Ho sempre trovato quest’idea di attacco leggero ma fulmineo generalizzabile in tutti quegli ambiti, dalle discussioni accese alle crisi personali, in cui occorre spezzare il ritmo di una forza che sentiamo venirci contro ciecamente ed impetuosamente: a volte basta congelarla un attimo per capovolgere i ruoli.

7 )     Unire mente e corpo. L’aikido è praticabile come una forma di meditazione dinamica, in quanto l’efficacia in esso è subordinata ad una perfetta coordinazione di tutto il corpo: la complessità delle tecniche richiede che il movimento dei piedi e delle gambe garantisca stabilità, così come la potenza delle leve e proiezioni deriva dal corretto uso di anche, schiena, diaframma, spalle e braccia. Per ottenere un simile effetto combinato, la mente deve essere in fase perfetta col corpo: ne consegue la necessità di domare le distrazioni, auto-osservare assiduamente i propri movimenti e pensieri, sviluppare un’attenzione diffusa e praticare il distacco. Gran parte di ciò che facciamo nella nostra vita lo viviamo inconsapevolmente, costantemente lontani e distratti da mille pensieri e preoccupazioni, mai nel qui e ora: l’aikido rende evidente come invece l’unione di mente e corpo possa infine condurre alla perfezione del gesto, con la precisione ed efficacia che ne conseguono.

8 )     Nessun nemico. L’aikido non è una pratica agonistica, principalmente per la durezza delle tecniche che impiega. In quanto tale, non consente al praticante di testare le proprie capacità in un’arena sportiva regolamentata, onde avere un riscontro dei propri progressi. Similmente, non credo che molti abbiano mai dovuto utilizzare (fortunatamente) l’aikido in contesti concreti, come reale autodifesa. E’ naturale che tutto questo porti ad interrogarsi sul senso di studiare assiduamente e a lungo una simile arte. Alcuni riconoscono come vero nemico o rivale se stessi, le proprie paure e debolezze, ed usano l’aikido come mezzo per conoscersi più a fondo, migliorarsi o sfidare i propri limiti. Ma la realtà è che non esiste nessun nemico da sconfiggere e non c’è alcun fine da perseguire, se non, forse, la ricerca di armonia e bellezza.

9 )     Perseguire l’estetica. Il bello dell’aikido  è che l’aikido è bello a vedersi, oltre che a praticarsi. Che la bellezza sia un valore in sé e per sé non vi è dubbio, e non c’è nulla di superficiale in questo. Anzi, al contrario di molte sovrastrutture culturali, sociali ed intellettuali, che raramente resistono all’impatto con eventi traumatici o difficoltà serie, concetti quali dignità ed estetica personale sono iscritti nei nostri geni: perseguire l’eleganza come mezzo per arrivare all’efficacia, in uno scontro o in mezzo alle avversità, è una di quelle lezioni che, se imparate a fondo, possono cambiare completamente il nostro modo di porci nei confronti della vita, responsabilizzandoci e proteggendoci da auto-compatimento, fatalismo triste, inerzia morale o eccessi reattivi.

10 )  Vivere lo spirito del budo. In origine, apprendere un’arte marziale faceva spesso la differenza fra vivere o morire, e la pratica marziale era dunque vissuta con corrispondente solennità. Oggi, al di là delle evidenti applicazioni pratiche tuttora valide, un simile spirito può essere solo rivissuto dentro di noi. Tuttavia, riuscire a ricreare tale intensità ed energia, con coinvolgimento emotivo e realismo, è una lezione profonda: insegna come in ogni singolo istante ed in ogni minimo gesto può essere in gioco l’intera nostra vita, che ne siamo consapevoli oppure no.
« Ultima modifica: Novembre 19, 2014, 16:52:43 da anakin82 » Registrato
xjej
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #1 inserita:: Novembre 19, 2014, 23:23:06 »

Hai un po' (tanto) semplificato quello che concerne movimento e biomeccanica, per il resto testo interessante.
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E.
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #2 inserita:: Novembre 20, 2014, 14:04:00 »

...gran bel post!

ciao
E.
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DRAGON CHAN
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #3 inserita:: Novembre 20, 2014, 14:37:26 »

Bravo ,compilmenti bel post,le arti marziali danno tante soddisfazioni... Smiley
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giogio
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #4 inserita:: Novembre 20, 2014, 14:50:53 »

quanta bella gente nuova
benvenuti
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #5 inserita:: Novembre 20, 2014, 22:17:02 »


Grazie a tutti Smiley

@xjej sìsì vero: dal punto di vista tecnico è un post sicuramente superficiale, ma ho cercato di isolare quei principi che mi hanno 'triggerato' analogie con situazioni di vita al di fuori della pratica marziale. Se però trovi che alcuni principi siano nn solo poco approfonditi, ma in qualche modo sbagliati...be' mi sono iscritto a questo forum proprio per imparare!!

Ciao!
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #6 inserita:: Novembre 21, 2014, 16:28:02 »

Grazie, una lettura molto interessante  Wink
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Gianfryy
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Re: Quello che ho imparato dall'Aikido
« Risposta #7 inserita:: Dicembre 03, 2014, 14:11:10 »

Bellissimo post, io pratico aikido da 3 anni e capisco benissimo quello che hai scritto, anche se il percorso e´davvero lungo pero si migliora molto l´equilibrio interiore e ci si sente piu sicuri.
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