Dopo tanto tempo e dopo aver risposto alle stesse cose per diverso tempo, ho pensato di buttar giù una sorta di decalogo in cui, sulla base delle attuali conoscenze storiografiche, ho raccolto le principali risposte sul Ninjutsu storico e sui diversi “luoghi comuni” che ci girano attorno.
E’ una lista “provvisoria”, nel senso che vedrò di aggiornarla in funzione di eventuali scoperte storiografiche e di eventuali nuove domande che si aggiungeranno:
1- Il Ninjutsu antico NON è mai stato un’arte marziale.
Ciò che contraddistingueva nella concezione strategica uno specialista del Ninjutsu o Shinobijutsu da un altro bushi a cavallo o a piedi non era il come combatteva, ma le sue conoscenze di incursione militare. Che un ninja sapesse combattere è probabile, ma perché era un guerriero come tutti gli altri bushi, non perché “ninja”. Un esempio chiarificatore in chiave moderna potrebbe essere il seguente: un paracadutista sa usare un’arma da fuoco e sa sparare… penso che sarete d’accordo con me con il fatto che non è il fatto di saper sparare a renderlo diverso da un membro del Genio Guastatori o da qualsiasi altro corpo dell’esercito… Entrambi sanno sparare perché soldati … Le loro differenze sono nelle capacità e nell’uso strategico in battaglia.
2- Il ninja NON era l’antitesi del samurai (o, meglio ancora, del bushi).
Molti esperti di ninjutsu erano samurai, membri o capi di famiglie samurai specializzate in questa specializzazione militare. Uno degli esempi più famosi è quello di alcuni capi della famiglia degli Hattori di Iga (famosi ninja del periodo Sengoku), che furono hatamoto della famiglia Tokugawa, grado più elevato a cui un bushi potesse aspirare … Si deve invece tener conto che il ninjutsu nacque come risposta pragmatica a necessità belliche ben precise.
3- I ninja NON erano privi di etica.
Questa credenza deriva direttamente dal punto 2. Dalle fonti storiche attualmente a disposizione, si comprende che, appunto perché spesso erano bushi, i ninja parlassero del proprio signore negli stessi termini di fedeltà degli altri samurai. Allo stesso modo, quindi, anche i tradimenti sul campo di battaglia erano possibili. L’unico elemento, ripeto, che distingueva i bushi esperti in Ninjutsu dagli altri era solo l’uso sul campo di battaglia, ovvero l’elemento strategico che li distingueva.
4- Il Ninjutsu cinese NON esiste.
E’ assodato che nella Cina antica ci fosse lo spionaggio (come pure in moltissime civiltà del mondo antico e moderno), ma da questo affermare che ci fosse un fenomeno con le stesse peculiarità del ninjutsu giapponese ce ne vuole.
5- I ninja NON vestivano con il costume nero, conosciuto come shinobi shozoku.
Questo è il risultato della diffusione di uno stereotipo che trae le proprie origini nel teatro del bunraku del XVII secolo, detto anche joruri, in cui gli assistenti di scena e i manovratori ausiliari dei burattini utilizzavano (ed utilizzano ancora oggi) per risultare neutri o invisibili. Nei testi storici, come lo Shoninki e il Bansenshukai, si fa riferimento a tutt’altro tipo di travestimenti possibili.
6- La cosiddetta ninjato, ovvero la spada ninja a lama dritta, NON esiste.
Ad oggi, non vi è alcuna traccia che i ninja usassero una spada di questo tipo, anche perché considerando che spesso erano anche samurai (vedasi punto 2) non si spiegherebbe il senso di usare un’arma così riconoscibile, per gente specializzata nell’incognito … Lo Shoninki, ad esempio, fa riferimento a spade di lunghezze non standard, ma non vi sono accenni di spade dritte.
7- Gli shuriken (che siano boshuriken o shaken) NON erano armi esclusive dei ninja.
In Occidente vengono a loro associate per via dei film, manga, ecc. In Giappone esistono importantissime scuole tradizionali che hanno portato a un’estrema specializzazione l’uso di queste armi.
8- Il kujikiri e il kujiin NON sono arti magiche dei ninja.
Sono pratiche religiose, nate in ambito buddhista e hinduista, giunte in Giappone nel IX secolo grazie alla scuola Shingon, prima, e Tendai poi, che diffusero il Buddhismo esoterico in Giappone. Questi riti fanno parte di un corpus che venne denominato Goshinpo, o Marishitenpo, e venne adottato in diversi modi da moltissimi bushi per scongiurare, in modo pragmatico, l’influenza del male e degli spiriti avversi nei campi di battaglia. Il Bansenshukai, ad esempio, parla di riti da farsi con amuleti di pelle di cervo, ma che ben poco hanno a che vedere con le ritualità religiose del Goshinpo.
9- Oda Nobunaga NON era il nemico giurato dei ninja.
Lui stesso li utilizzò in più occasioni. La famosa invasione di Iga si verificò da cause politiche che videro coinvolto il figlio Nobuo con la gestione della provincia confinante di Ise. Quindi, Nobunaga non attaccò Iga perché doveva eliminare i ninja, ma per cercare di rimediare all’incapacità militare del figlio nel gestire un territorio noto per il suo spirito di indipendenza, che gli stava dando seri problemi di gestione.
10- NON esistevano “scuole” ninja.
Come moltissime discipline di guerra, nel Giappone del Sengoku e poi del periodo Tokugawa, gli insegnamenti venivano trasmessi all’interno di gruppi familiari che nei secoli si erano distinte nell’elaborare sistemi di infiltrazione, di incursione e di spionaggio sempre più specializzati e più efficaci. E non crediate che questi gruppi fossero molto più segreti di vari altri gruppi familiari samurai che avevano raggiunto un alto livello di specializzazione in altri settori dell’arte bellica.
Ovviamente, rimango sempre aperto alla discussione, al confronto e alla confutazione di quanto ho scritto con tutti coloro che possano portare elementi o eventi storici che permettano un approfondimento o una revisione di ognuno dei 10 punti sopra esposti.
Con Rispetto,
Shiken