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Ultimo utente: Aktarusq79
Fare degli "esempi" di come si può utilizzare una meccanica, una tecnica o una tattica è corretto. Soprattutto quando si parla a dei principianti, che potrebbero essere spiazzati da un approccio troppo "concettuale/astratto".
Infatti tutti noi saremmo miliardari se avessimo avuto un Euro ogni volta che ci hanno domandato "come mi difendo da...? Cosa faccio se..."
Fare una esempio pratico di una delle possibili risposte o utilizzi di quello che si sta spiegando è molto più facile e diretto.
A patto di specificare che è solo un esempio (anzi... meglio farne vedere 2-3 di esempi, onde dimostrare che si sta parlando di "principi" applicabili a più situazioni).
Se invece si dice. "Se lui fa A tu rispondi B" punto e basta allora no, non sono d'accordo.
Sarebbe inutile parlare "disciplina che si basa su principi" e poi insegnare una sequela di risposte preconfezionate, univoche e immutabili.
Facendo l'avvocato del diavolo, a volte mi chiedo perché questi concetti per uno che fa boxe sono lapalissiani mentre per chi fa wing chun è necessario ribadirli più volte, e lo dico per esperienza diretta. Mulinare dalla distanza e cercare le braccia sembrano quasi marchi di fabbrica del wing chun, e come dici giustamente tu sono errori enormi, tuttavia sono anche molto comuni, ci sarà una falla nella didattica se non nell'arte? Il problema imo è anche che dovendo per colpire raggiungere una distanza di infighting psicologicamente si è portati a colpire dalla distanza sbagliata per "coprirsi" e perché istintivamente entrare dentro fa più paura che tenersi a distanza, cosa che dicevi anche tu.
Facendo l'avvocato del diavolo, a volte mi chiedo perché questi concetti per uno che fa boxe sono lapalissiani mentre per chi fa wing chun è necessario ribadirli più volte, e lo dico per esperienza diretta. Mulinare dalla distanza e cercare le braccia sembrano quasi marchi di fabbrica del wing chun, e come dici giustamente tu sono errori enormi, tuttavia sono anche molto comuni, ci sarà una falla nella didattica se non nell'arte? Il problema imo è anche che dovendo per colpire raggiungere una distanza di infighting psicologicamente si è portati a colpire dalla distanza sbagliata per "coprirsi" e perché istintivamente entrare dentro fa più paura che tenersi a distanza, cosa che dicevi anche tu.
Esatto. Il partire dalla distanza sbagliata è tra gli errori di tutte le discipline ed è un "classico" per tutti. La motivazione è quella che hai detto tu nella maggior parte dei casi: il timore di essere colpiti mentre si chiude la distanza e il tentativo di "proteggersi" lanciando colpi.
Nel mondo del Wing Chun un grande problema è dato dall'esistenza di molti "motti" e frasi che dovrebbero descrivere i famosi "principi" su cui si basa la disciplina. Il problema nasce dall'errata interpretazione di tali motti, che sono spesso fraintesi (IMO) e che portano a conclusioni e azioni paradossali.
"Non usare la forza" , "cercare il ponte", " attaccati a ciò che arriva e segui ciò che va" ecc.. hanno creato spesso veri e propri "mostri" tattici, tecnici e didattici.
Questo fenomeno è dovuto, secondo me, sicuramente all'errata interpretazione o alla vera e propria ignoranza di molti praticanti (divenuti poi Sifu, Masters, Gran masters ecc. magari...), ma anche all'assoluta mancanza di senso critico, di allenamento serio e di sperimentazione di quanto gli veniva proposto.
La didattica tradizionale non aiutava certo a comprendere, ma l'imitazione pedissequa e l' obbedienza acritica non hanno mai prodotto nulla di buono, in nessun campo.
Ecco perché i migliori insegnanti erano quelli che facevano esperienze proprie e perché sono così pochi
E' comunque una problematica abbastanza diffusa in tutte le AM.
« Risposta #21 inserita:: Gennaio 28, 2016, 11:40:16 »
La questione dei motti é proprio spinosa, sono d'accordo sulle interpretazione errate. A me personalmente fanno un po' ridere, non so se siano di origine cinese, ma se così fosse bisognerebbe sempre dubitare delle traduzioni. Per quel poco che ho capito i cinesi hanno una lingua che va molto per aspetti simbolici, per cui un'espressione ha una pluralità di significati, e questo in linea generale riguarda anche il modo di vedere e interpretare il mondo sia interno che esterno. Per cui se interpretiamo in senso letterale un motto si creano aberrazioni, "intercetta quello che arriva" diventa quindi "cerca le mani". In più si passano ore a fare chi sao e allora si crede che per combattere bisogna trovarsi in chi sao, come se fosse una necessaria piattaforma di partenza. Allora hanno senso alcune critiche fatte qui. Per esempio ha ragionissima Nihil che dice che non ci si allena abbastanza a colpire, come se il pugno fosse un optional e non la cosa più importante. Nel wsl più o meno mi sembra comunque che questi errori si facciano meno, ma in varia misura sembrano un po' inevitabili soprattutto all'inizio della pratica. Il comfort mentale che ci da l'idea di sentire con le nostre braccia quelle dell'altro e quindi in quel momento sapere che un pugno non viaggia verso la tua faccia, appare irresistibile, e ti confina in un'idea di falsa sicurezza e forza, che crolla al primo sparringhino dalla distanza.
Questo esercizio per la coordinazione può essere fatto sia in maniera statica come nel filmato (principianti) o in movimento seguendo il compagno che si sposta (più avanzato).
Un praticante fa da “bersaglio” e si limita a fornire le braccia per far lavorare il compagno. La sequenza (ma ce ne possono essere diverse) inizia con Pak-Pugno, come arriva il contatto del Pak chi subisce distende immediatamente l'altro braccio permettendo così al compagno di eseguire Jut-Pugno (controlaterale) e subito Jut-Pugno oppure Jut-Fak (omolaterale).
I punti interessanti da notare in questa esecuzione in particolare sono:
1) La perfetta coordinazione tra la tecnica di apertura ed il colpo, che deterrmina la possibilità di fluire da una tecnica all'altra senza interruzione ed in modo estremamente veloce. Se mancasse questa coordinazione il tutto risulterebbe più “macchinoso” e con dei punti morti.
2) L'uso del gomito in tutte le tecniche
3) Come si può notare dai sobbalzi della testa tutte le tecniche toccano il volto (distanza corretta di esecuzione) e pur arrivando ad alta velocità sono ben controllate. Per ragioni di sicurezza normalmente meglio eseguire questo esercizio toccando il petto del compagno.
4) L'uso delle anche e del corpo: nonostante l'inquadratura stretta si può notare dalle piccole rotazioni del busto visibili che i colpi non vengono portati solo con le braccia ma (correttamente) tutto il corpo partecipa all'esecuzione delle tecniche (gambe, anche, gomito).
5) Gli occhiali sopra la testa: non è una battuta. Il fatto che nonostante la velocità d'esecuzione gli occhiali non si muovano di un centimetro è segno che l'asse longitudinale è mantenuto perfettamente verticale e che nessuna forza viene trasmessa alla testa (torsioni o rotazioni errate del corpo assenti).
Per me la velocità percepita è l'aspetto meno interessante, essendo una conseguenza delle caratteristiche che ho sottolineato sopra
La velocità e la rapidità d'azione soprattutto sono conseguenza di vari fattori e non solo di qualità prettamente "fisiche".
Questo è interessante da studiare perché permette anche ai meno veloci di essere rapidi ( che sono due cose diverse in ambito marziale) e quindi efficaci.
« Ultima modifica: Febbraio 13, 2016, 19:15:22 da Epaminondas »
« Risposta #26 inserita:: Febbraio 13, 2016, 23:38:53 »
Citazione
1) La perfetta coordinazione tra la tecnica di apertura ed il colpo, che deterrmina la possibilità di fluire da una tecnica all'altra senza interruzione ed in modo estremamente veloce. Se mancasse questa coordinazione il tutto risulterebbe più “macchinoso” e con dei punti morti.
Questo aspetto è molto interessante, l'idea è mi pare non solo avere una fluidità, ma poter lavorare con due mani in modo che una faccia una cosa con un brevissimo scarto dall 'altra, quasi in contemporanea, avendo così sempre una mano libera e pronta a fare qualcosa mentre l'altra colpisce o sposta le braccia altrui. Se vogliamo paradossalmente è l'antichisao inteso in senso comune, che permette di pugilare sempre, e non fare trapping tenendo una mano occupata sulle braccia dell'avversario. L'effetto visivo è molto più pugilistico che non rispetto ad altre modalità di fare wing chun con un chi sao che sembra puntare sul colpire con una mano e controllare con l'altra, cosa che per certi versi sembra più sicura però ti fa incorrere magari nel rischio di finire in clinch come dice xjej. Questa cosa nel wing chun vostro l'ho sempre visto, sembra quasi che il chi sao non ci sia, si parte da poon sao ma c'è la volontà di colpire senza rimanere attaccato più dello strettissimo necessario. Una cosa simile la vedo in John Smith, che richiama sempre la mano per ricolpire, dicendo che le mani sono come proiettili, ne spari uno e l'altro deve risalire il caricatore pronto per essere sparato. Se il proiettile non va a bersaglio cambia e diventa helper (es il jat sao di cui si parla nel video)per aprire la strada all'altro proiettile che è pronto e caricato. In questo c'è l'essenza dell'infighting mi pare.
Per me la velocità percepita è l'aspetto meno interessante, essendo una conseguenza delle caratteristiche che ho sottolineato sopra
La velocità e la rapidità d'azione soprattutto sono conseguenza di vari fattori e non solo di qualità prettamente "fisiche".
Questo è interessante da studiare perché permette anche ai meno veloci di essere rapidi ( che sono due cose diverse in ambito marziale) e quindi efficaci.
Il commento al quale facevo riferimento era il tuo non a quelli sotto il video
Questo aspetto... - CUT- ... In questo c'è l'essenza dell'infighting mi pare.
Quoto
Il "Chi Sao" si fa a contatto per poter allenare esviluppare determinate caratteristiche.
Il lavoare a contatto, a basse velocità, con pressioni può portare a conclusioni paradossali se si pensa che sia qualcosa da "applicare" o usare così com'è.
Come dice Philipp: " L'errore più grande è interpretare le forme o il Chi Sao come applicazioni".
Altro punto importante è che se si ragiona in termini applicativi la bassa velocità del Chi Sao rispetto alle tecniche "vere" e le pressioni che si hanno (tempo di contatto e di applicazione della forza dilatati) inducono a pensare di poter fare cose che nella realtà risultano poi inapplicabili o difficilmente applicabili ( "A bassa velocità funziona qualsiasi cosa". Philipp Bayer)
Quello del video è uno dei moltissimi "drills" del Ving Tsun, in cui si cominciano a lavorare le qualità allenate con i vari strumenti in un ambito più specifico.
Un "drill" non è ancora sparring (in nessuna delle sue forme) e continuano ad esserci una certa collaborazione (in alcuni drill sempe meno), determinate regole (poi sempre meno) e finalità prettamente tecnico-coordinative.
I "Drills" sono il ponte che congiunge gli allenamenti speciali con quelli più specifici, possono essere fatti in varie maniere e a difficoltà-intensità crescenti, si legano all'allenamento di combo e allo sparring condizionato.
Esistono anche drills da chi sao oltre che da distanza con scopi e "temi" differenti a seconda di quello che si vuole allenare.
Possono essere lavorati concentrandosi sul volume (all'inizio soprattutto) o sull'intensità (quando si hanno buone basi) e rappresentano uno strumento essenziale, senza il quale è arduo passare a pratiche più specifiche e "libere".
« Risposta #29 inserita:: Febbraio 15, 2016, 20:20:53 »
i tuoi post e i tuoi video sono sempre interessanti, Epaminondas, ma visto che le tue ricerche sembrano andare anche al di là del WX canonico (spesso ti riferisci al una più generica materia "pugilismo") toglimi una curiosità:
perché i tuoi allenamenti si focalizzano (almeno così mi pare) solo sul pugno dritto e non prendono in esame altre tecniche che pure sono presenti nello stile? Hai verificato che ganci e gomitate non meritino di essere presi in considerazione? oppure all'atto pratico risulta controproducente evolvere movimenti più circolari dalla struttura WX e quindi fai semplicemente il possibile per interpretare al meglio il concetto base di lavorare per linee interne, tipico dello stile?
Magari ho avuto un'impressione sbagliata, può darsi che ci siano tuoi post e tuoi video che dimostrino tutt'altro, e in ogni caso la mia non vuole assolutamente essere una critica