Oggi ho postato sul blog un vecchio articolo dedicato alla hojo-jutsu, l'arte nipponica di legare i prigionieri http://seishin-dojo.weebly.com/1/post/2011/08/hojo-jutsu-larte-della-legatura.html e mi chiedo se anche in Occidente questo tipo di pratica è stato mai "istituzionalizzato" con manuali o usanze specifiche in funzione dei tempi e dei luoghi di esecuzione.
Agli esperti la parola
carlo, che quando la sua compagna lo ha beccato su certi siti internet, ha avuto grosse difficoltà a convincerla che si trattasse di arti marziali del medioevo nipponico... :-(
« Risposta #1 inserita:: Agosto 09, 2011, 18:15:25 »
Ciao in primis bello il sito e grazie perché mi hai fatto acculturare un pò sulla cultura nipponica. Comunque venendo a noi ti posso dire che finora trattati storici che parlano di come imprigionare e legare i prigionieri ancora non sono stati trovati.I nostri utilizzavano fin dall'inizio dell'anno 1000 già delle manette molto grezze,in periodi anteriori a questo non ti sò proprio dire niente. Invece per quanto riguarda le scuole popolari nel metodo S.A.L. studiamo l'uso della BRIGLIA SOLA per difenderci contro il coltello in cui si insegnano un paio di legature,questo metodo viene utilizzato dai BUTTERI DELLA MAREMMA TOSCANA in realtà la loro tecnica consiste poi anche in altre cose tipo solo coltello,coltello e briglia.In Puglia invece ce una scuola agro-pastorale in cui si insegna l'utilizzo dello SPAGO per intenderci quello che una volta si utilizzava per chiudere i sacchi di iuta una volta riempiti.L'insegnamento consiste nel solo coltello,coltello e lo spago in cui vengono insegnate delle legature per imprigionare l'arto armato e solo per il tempo necessario per poter ferire con la nostra arma,altro insegnamento che però sta andando scomparendo é quello in cui si utilizza il coltello nella mano destra lo spago tenuto tra le due mani e nella mano sinistra si impugna una pietra ed infine si insegna l'utilizzo del bastone da 90cm.Scusa se sono andato un pò fuori.Infine cè la cintura dei pantaloni utilizzata sola o in coppia con il coltello,in cui anche qui ci sono una serie di legature e imprigionamenti,ma sempre e solo per immobilizzare per in istante l'arto dell'avversario e poi colpire con la nostra arma. Almeno questo é ciò che mi é stato detto dal maestro ANTONIO MERENDONI e quello che studiamo nel metodo S.A.L.. In breve non ci sono delle vere e propie scuole in cui si studia l'imprigionamento di un prigioniero vero e proopio a parte quella dei BUTTERI DELLA MAREMMA,ma loro non ti legavano come prigioniero,anzi tutt'altro una volta bello incaprettato come un salame ti lasciano nel bel mezzo della MAREMMA TOSCANA,e li non sei mica prigioniero e hai voglia di gridare AIUTO,AIUTO,AIUTOOOOOOO,tanto non ti sente NESSUNO.
I video sono della scuola pugliese in cui si usa il coltello e lo spago spero li troviate interessanti. Spero di aver messo i video giusti,dato che non so usare il computer
carlo, che quando la sua compagna lo ha beccato su certi siti internet, ha avuto grosse difficoltà a convincerla che si trattasse di arti marziali del medioevo nipponico... :-(
Infatti....e forse perchè da noi non si legavano, si incatenavano i prigionieri.Ecco forse perchè il legare non ha una tradizione pari a quella giapponese. Primieggiamo però negli "accessori contenitivi"in metallo, come gli strumenti di tortura.
Ma noi italiani modaioli abbiamo imparato subito l'arte dei nodi giapponesi, lo shibari, non per legare i prigionieri ma per legare le mogli! Ne hanno di così bisogno le nostre!
Rodonawashi
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« Risposta #3 inserita:: Agosto 10, 2011, 00:08:40 »
Noi marinai dobbiamo avre una certa dimestichezza con i nodi e legature di ogni tipo: appesantimento, giunzione, accorciamento, di gancio e di anello, impiombature, legature, etc...
Non penso di poter esserti utile sul suggerirti buoni nodi per legare un cristianuccio, ma saper fare un buon nodo permette molteplici usi tra cui non penso si possa precludere la coercizione.
In barca dovendo legare tutto quello che potenzialmente potrebbe andare a giro sotto coperta o finire in mare sopra coperta (in gergo "rizzare") si scopere la validità dei nodi che come nella reclame della findus recitano il vecchio adagio: "i nodi sono due tipi quelli fatti bene e quelli fatti male".
« Risposta #4 inserita:: Agosto 10, 2011, 09:24:03 »
Per LucaL: Da pugliese, approfondirò la cosa, grazie. Dalle mie parti - esseno diversamente giovan - ricordo i nodi che facevano i "trainieri", ovvero i conduttori dei grossi e pesanti carri a cavallo che erano i TIR di cinquant'anni fa. Il loro modo di equilibrare il carico sul piano del carro, e di fissarlo poi con funi e corde con nodi veloci, solidi ma facili poi da slegare era qualcosa che denotava una maestria affascinante, per me giovane fanciullo.
Per Roddie: direi che le mogli le leghiamo e le suocere le incateniamo, così ci togliamo il pensiero del tutto...
Per Messer Cione: Non posso che concordare. quando servivo la Patria nel genio, un tenente che evidentemente aveva più dimistichezza con le pandette della fureria che con cime e scotte (in barca mai, MAI MAI parlare di "corda", come dice mio fratello velista) fece uno sgorbio multiritorto per ormeggiare un ponte di barche; al mio occhio perplesso mi chiese cosa ci fosse che non andava bene e io glielo dimostrai tirando una estremità della cima e disfacendo in un attimo il tutto. Bloccai il tutto con un parlato semplice e lo lasciai giocare con un'altra scotta al cui capo avevo realizzato una gassa, che lui tentò per diverse decine di minuti di rifare all'altra estremità.
« Ultima modifica: Agosto 10, 2011, 09:29:23 da carlo »
« Risposta #5 inserita:: Agosto 10, 2011, 09:46:37 »
Carlo ti accuso di aver protato lo SHIBARI su FAM, qua si parla di arti marziali. Curiosità sullo Shinobi Nawa si usano i KAGINAWA piccoli ganci per favorire i blocchi e gli agganci a certi punti e aumentare dolore in caso di stretta!
Il famoso jonin Hanzo Hattori (1541-1596), che fu consigliere e guarda-spalle personale dello Shogun Ieyasu Tokugawa (1543-1616), è conosciuto come esperto nel maneggio della corda: egli sviluppò varie tecniche di sageo jutsu. ... Tra le funi impiegate, oltre a quelle già citate i possono ricordare le shinobi nawa (corda segreta), cordoni o funi utilizzati dai ninja che variano di dimensioni a seconda della necessità e delle preferenze di chi la impiega e spesso dotate di un anello di metallo ad ogni estremo della corda per rinforzare e stringere la presa ed anche per bilanciare la corda, proiettarla e avvolgere l’avversario. ... alcune ipotesi affermano che il kaginawa diede origine al kusari gama no jutsu ed alle armi con catena del Kukishinden ryu.
Ricordi per caso la fonte dalla quale hai tratto questi passaggi ? Mi interesserebbe approfondire (e qui la battuta sullo shibari me la sono cercata...).
Penso che possa interessare Don Angier Yanagi Ryu (è lungo ci vuole un pò di pazienza):
Per Roddie: direi che le mogli le leghiamo e le suocere le incateniamo, così ci togliamo il pensiero del tutto...
Scherzi a parte sono sempre stato affascinato dai nodi, essendo anch'io un uomo, se non di mare, di lago..... Ebbene ammetto che ho diversi pezzi di corda a casa, dal cotone, ai sintetici, alla yuta, canapa..... Mi diletto un pò a far nodi decorativi: il pugno di scimmia, e il nodo margherita della navi da guerra.....ma niente di che. Non posso esserti di alcuna utilità....
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Ricordi per caso la fonte dalla quale hai tratto questi passaggi ? Mi interesserebbe approfondire
Onestamente no. L'articolo originale risale al febbraio 2006, e come spesso facevo, è il risultato di un "collage" di diversi contributi pescati qua e la da Rete e libri, mescolati (non agitati!) per tentare di dare una parvenza di uniformità al tutto.
Per Shin: :-( Ho una pessima reputazione da difendere, io!
carlo, che come Rodomonte ha tante, insane, passioni
Hai un pm. perchè sto cercando di scavare la classiFica!
Eh, ma la hit parade è quanto mai variegata ;-)
Tornando al topic, a parte la pessima pratica dell'incaprettamento (che più che di contenzione direi di tortura) e la legatura di salami e salsiccie, non ho notizia di utilizzi specifici di legature particolari per l'immobilizzazione di persone ostili
« Ultima modifica: Agosto 10, 2011, 15:30:12 da carlo »
« Risposta #11 inserita:: Agosto 11, 2011, 01:28:10 »
Per l'immobilizzazione delle persone moleste posso solo dire che ai lacci delle camicie di forza (prima che ci mettessero le cinghie di cuoio) facevano dei nodi piani.
Dovendo immaginare di legare un cristianuccio penserei di far mente locale ai nodi di imbraco avendo cura non tanto al tipo di nodo, ma al fatto che il tizio sia legato in maniera che non ci arrivi per maneggiare il nodo stesso. Uno dei problemi principali che ad intuito direi dovrebbe essere quello di riuscire a contenere il più possibile l'allentamento delle legature dato dalla respirazione della persona. In questo caso con crudeltà estrema penserei di dover rendere il malcapitato reclinato ad arco all'indietro, ovvero un qualcosa tipo collo-caviglie.
@ Carlo: dai il "Buon Vento" a tuo fratello, e ti preciso dicendoti che a bordo di corde ce ne sono, ma sono solo 2: quella della campana e quella dell'impiccato
@ Rodomonte: Gianluca penso che non ti offenderai se ti considero "marinaio d'acqua dolce"... .... visto che sei in lago.....
Io nel frattempo sono nella mia residenza estiva marittima dalla quale auguro a tutti buone vacanze e buon Ferragosto!
« Risposta #12 inserita:: Agosto 11, 2011, 10:19:24 »
Ieri sera ho scartabellato nell’armadio a sei ante con l’etichetta “Cose da fare, filmati da vedere, libri da leggere, dischi da ascoltare” ed ho recuperato un vecchio video che credo veda come protagonista Don Angier sensei che mostrava alcune tecniche di legatura della Yanagi Ryu.
Aldilà della perizia legatoria che faceva risultare il povero uke una salama da sugo, ho notato due cose:
1) Ogni passaggio importante veniva “chiuso” realizzando un occhiello, attraverso cui far passare eventualmente la corda per una legatura successiva e/o per essere il punto di partenza della “catena di controllo”, ovvero la corda intrecciata che viene tenuta in mano a mo’ di guinzaglio per tenere fermo uke.
Interessante anche la soluzione di creare un doppio occhiello alla estremità della corda, per avere due punti di passaggio, utilizzato ad esempio per realizzare uno scorsoio a tre gasse, per bloccare ad esempio collo e due avambracci/mani.
2) Alcuni giri mi sono sembrati al limite dello stucchevole; molti passaggi e quindi molto tempo speso li ove un parlato semplice o uno scorsoio avrebbe raggiunto lo stesso risultato. Insomma, mi è sembrato che a parità di efficacia si sia preferita la soluzione esteticamente più appariscente e praticamente più arzigogolata. Ma è il giudizio di un niubbone inesperto tranciato su un video che è al limite della visibilità, quasi certamente sperimentando di persona l’opinione sarebbe diversa.
carlo, che se lo troveranno impiccato, saprete il motivo
@ Rodomonte: Gianluca penso che non ti offenderai se ti considero "marinaio d'acqua dolce"... .... visto che sei in lago.....
Figurati, sarebbe già un onore potermelo meritare....in realtà la mia carriera fu breve: vaschetta, flyjunior, 4 e 20, tornado e libera! Ho anche un disalberamento di cui vado fiero come una ferita di spada!
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Figurati, sarebbe già un onore potermelo meritare....in realtà la mia carriera fu breve: vaschetta, flyjunior, 4 e 20, tornado e libera! Ho anche un disalberamento di cui vado fiero come una ferita di spada!
Ah, quanti ricordi che molciscono il cuore.... giovane ed impubere mi destinavo al ruolo di prodiere sui "Vaurien" (già il Flying Junior era troppo per me), nella spregevole definizione di "carne da tangone" che diede di me mio fratello, già allora destinato a randa e timone. Sale, freddo e fatica erano mie diuturne compagne: se si vinceva il merito era del timoniere, se si perdeva la colpa era del prodiere, goffo al fiocco e poco audace nel contrastare col suo peso la voglia di scuffia giocata dal maestrale... ma bastò che la graziosa timoniera dai capelli color del grano che sostituì mio fratello malato una volta si piegasse per far passare il boma sulla testa durante una strambata, mostrando attraverso il lasco pantalone e la striminzita maglietta l'accenno fugace della bronzea epidermide ove i lombi della schiena lasciano il passo ai torniti glutei, per farmi dire: "Si, ne è valsa la pena".