Premessa 1, stiamo andando OT in modo pauroso. Premessa 2, sono contrario a dare questo o quel suggerimento senza avere idea della condizione dell' individuo e delle sue necessità. Detto questo, bisogna andare a pescare la specificità relativa alla disciplina in esame (e a come viene praticata agonisticamente) visto che le esigeze tra un karateka ed un grappler sono marcatamente differenti. BJJ e relati vanno classificati come sport anaerobici misti (intensità di lavoro ancora variabili e inferiori a sport di lotta che puntano più sulla fase in piedi ma tant'è ). Questo significa che l' aerobico non mi serve? Molto, troppo spesso, ho la sensazione che con la moda di HIT e HIIT un sacco di gente si sia convinta di correr "troppo" e che faccia "male". Per carità, c'è del positivo nel sentirsi dire "non sono mica un maratoneta" ma al solito in medio stat virtus.. Una componente aerobica solida ha tutta una larga serie di vantaggi relati alla pratica. In primo luogo, ovviamente, tutto quello che concerne il sistema cardiovascolare (e come questo va' ad interfacciarsi con il lattato ). Segue un miglioramento delle capacità ossidative delle fibre muscolari sia di tipo uno che due, cosa che va ad incidere sulla capacità di lavoro e non ultimo un' incremento dell' ipertrofia ventricolare eccentrica. In fase di preatletismo tutto questo si riflette sulle capacità lattacide. Io per esperienza personale da atleta e per preferenza di programmazione per i periodi "off mat" sono a favore di un marcato lavoro sull' aerobico a tutto tondo, potenza aerobica e capacità di recupero. Il lattato, a parte necessità particolari (ed eventuale presenza di una pista di atletica) è una cosa che viaggia più "in season" anche in ragion del fatto che il lavoro submassimale settimanale tra sparring, situazionali ed una/due sessioni di hiit non latita di sicuro. Oltretutto a livello sistemico certi tipi di lavoro sono decisamente onerosi, a maggior ragione per un atleta che probabilmente taglia il peso per combattere, lavora ed ha una famiglia. Considerando le necessità di programmazione del caso per me il solito aspecifico>trasformazione>speciale calza allegramente. La cosa si ricollega al mio incipit, ovvero che probabilmente è bene provvedere ad una buona base aspecifica e solida (ergo tappare buchi e falle che molto spesso sono presenti in chi non ha alle spalle un determinato tipo di percorso) per poi andare ad installare sistemi più avanzati. Facendo un inciso, un lavoro nella fascia del 95-105% della FC massima è qualcosa che vedo applicato con difficoltà ad un buon ottanta-ottantacinque percento degli atleti (ed il 105% ancora a meno). O meglio, probabilmente una percentuale maggiore ci arriva, ma non per i motivi desiderati.
« Ultima modifica: Aprile 29, 2015, 23:11:53 da xjej »
« Risposta #18 inserita:: Aprile 30, 2015, 10:31:18 »
il punto infatti è proprio questo: in una disciplina sportivo/agonistica mediamente i movimenti e le tecniche si ridicono notevolmente di numero considerando i regolamenti e le tecniche che, notoriamente, "rendono di più" (passatemi il termine) e ciò comporta un alta specializzazione (lo dico anche in senso positivo, o comunque come constatazione)
D'altro canto già da parecchio tempo combatto alcuni tradizionalisti che studiano la difesa da presa sull'unghia del mignolo (tocca dare un pò di ragione a John, anche se mi costa mezza bile)
anche se va detto che in ambito marziale e/o DP le spettro è inevitabilmente più ampio
il punto infatti è proprio questo: in una disciplina sportivo/agonistica mediamente i movimenti e le tecniche si ridicono notevolmente di numero considerando i regolamenti e le tecniche che, notoriamente, "rendono di più" (passatemi il termine) e ciò comporta un alta specializzazione (lo dico anche in senso positivo, o comunque come constatazione)
D'altro canto già da parecchio tempo combatto alcuni tradizionalisti che studiano la difesa da presa sull'unghia del mignolo (tocca dare un pò di ragione a John, anche se mi costa mezza bile)
anche se va detto che in ambito marziale e/o DP le spettro è inevitabilmente più ampio
"notevolmente di numero" è comunque una cosa che per un lottatore porta ad avere otto/dieci tecniche in piedi, quattro/cinque transizioni buone e cinque-sei buoni "lavori" a terra abbinate alla capacità di levarsi dalle situazioni pulciuose. Adesso io non saprei quati normalmente seguendo programmi diversi maneggino tanta roba con disinvoltura..
Premessa 2, sono contrario a dare questo o quel suggerimento senza avere idea della condizione dell' individuo e delle sue necessità.
Infatti ho illustrato i metodi e possibili e quello preferibile, non ho messo i "numeri"(quanto, come, perché, ecc..) che sono quello che davvero contano e che vanno tagliati su misura.
Citazione
Detto questo,... -CUT-
La risposta ai tuoi riferimenti sta in queste due mie frasi :
1) Combattere è un'attività aciclica basata su sforzi massimali e sub massimali intermittenti. 2) E' un lavoro di sviluppo della potenza aerobica ma permette di evitare/limitare l'accumulo di lattato restando un lavoro prevalentemente aerobico
Citazione
Oltretutto a livello sistemico certi tipi di lavoro sono decisamente onerosi, a maggior ragione per un atleta che probabilmente taglia il peso per combattere, lavora ed ha una famiglia.
Se il carico di lavoro è già troppo elevato allora inutile perdere tempo ed energie con la corsa di fondo, tanto vale fare lavori cardio più specifici. In estremissima sintesi consiglio, Off season: Fartlek, In season: corsa intermittente.
Mai e poi mai il fondo a velocità costante (non mi dilungo in spiegazioni onde evitare OT kilometrico).
« Risposta #21 inserita:: Aprile 30, 2015, 16:29:44 »
Mi riservo di postar meglio appena ho tempo, due note:
1)"Combattere è un'attività aciclica basata su sforzi massimali e sub massimali intermittenti." Definizione inoppugnabile, yet naviga una bella diffrenza tra un grappler e un pugile professionista in termini di meccanismo energetici e necessità di lavoro (due esempi presi a random ).
2)Premesso che vorrei vedere il programma di lavoro svolto dai due signori da te citati per tutto il loro periodo agonistico e preagonistico (parliamo di anni, perfettamente conscio, ma pure la Rousey scrive che non si allena con la ghisa ma io so benissimo che fino al 2012 la magnava col pane ) Sarò ridondante e sicuramente l'avrò scritto ma se devo ragionare di allenamento preferisco tirare in mezzo metodiche testate su basi larghissime di praticanti e a carattere fortemente prestativo. Ergo discipline di preferenza olimpiche o relate ed in paesi dove ci si spinge pesantemente.
« Risposta #23 inserita:: Aprile 30, 2015, 19:46:56 »
Io sono un passista : prendo un ritmo basico e da li vado in progressione aumentando a seconda del percorso e delle sensazioni del momento
Però non corro stile maratoneta, o fondo, non supero mai gli 8km a seduta, e avendo scelto percorsi misti con molto sali e scendi ho molte variazioni di ritmo, ma cerco sempre di aumentare l'intensità tenendo sottocontrollo i bpm (cerco di non superare i 160 e non scendere sotto i 110) e vedo che da i suoi frutti, perché riesco a lottare più a lungo, con maggiore intensità e minore sforzo. Inoltre per me l'obiettivo primario della corsa è perdere peso e lavorare sulla resistenza aerobica generale, lo specifico lo faccio con i drills ed altri lavori funzionali alla lotta utilizzando kettlebells bulgarian bags clubbels swissball slitte, il prossimo acquisto corda navale, etc però non faccio crossfit
"notevolmente di numero" è comunque una cosa che per un lottatore porta ad avere otto/dieci tecniche in piedi, quattro/cinque transizioni buone e cinque-sei buoni "lavori" a terra abbinate alla capacità di levarsi dalle situazioni pulciuose. Adesso io non saprei quati normalmente seguendo programmi diversi maneggino tanta roba con disinvoltura..
nel karate sportivo la gamma tecnica è molto più ristretta (parlo di kumite ovviamente, ovvero combattimento) sono 4 o 5 tecniche
Mi riservo di postar meglio appena ho tempo, due note:
1)"Combattere è un'attività aciclica basata su sforzi massimali e sub massimali intermittenti." Definizione inoppugnabile, yet naviga una bella diffrenza tra un grappler e un pugile professionista in termini di meccanismo energetici e necessità di lavoro (due esempi presi a random ).
« Risposta #26 inserita:: Maggio 01, 2015, 01:05:12 »
Appoggio Xjej.
Vero che l'allenamento intermittente ricalca più da vicino la condizione di un combattimento rispetto a un allenamento di fondo aerobico. Non vero però che, solo per questo motivo, l'allenamento aerobico va messo in secondo piano.
Senza fondo aerobico, per riassumere quello che Xjej ha scritto, l'IT produce molto più stress a fronte di risultati molto più scarsi (vedi sotto). Potremmo anche considerare, sempre come esempio, che dopo sessioni "di peso" un lavoro blando aerobico è utilissimo e aiuta il recupero, mentre un IT no. Sconsigliatissimo quindi puntare solo su IT (magari per buona parte del macrociclo... ) per il comparto conditioning.
Senza contare, poi, il discorso ancora molto aperto sull'opportunità di lavorare di IT con esercizi (indiscutibilmente utili in altri contesti, ma ancora una volta entrano in gioco tutta una serie di valutazioni) non o parzialmente specifici quando magari si fa molto già con i gesti di gara (ripetute al sacco e via dicendo).
Tutto da soppesare, gestire e incasellare nella sua complessità. Non esiste infatti mai la ricetta universale, ma vanno valutate una lunga serie di variabili. E' il principio della personalizzazione dell'allenamento.
L'allenamento ad alta intensità (sia quello propriamente detto che nell'accezione più popolare del termine) è naturalmente uno strumento potente e insostituibile ma va utilizzato con criterio e bisogna costruirselo dalle basi. Basi che poi comunque vanno mantenute.
« Risposta #27 inserita:: Maggio 01, 2015, 15:43:52 »
Citazione
..Tutto da soppesare, gestire e incasellare nella sua complessità. Non esiste infatti mai la ricetta universale, ma vanno valutate una lunga serie di variabili. E' il principio della personalizzazione dell'allenamento
Doppio quotene carpiato con applauso
Il principio dell'individualizzazione del carico è sacrosanto, come gli altri principi del carico fisico.
Ma per l'appunto la corsa intermittente può essere "tagliata" su misura sia per le esigenze del grappler che dello striker ( soprattutto poi se questi pensa un giorno di fare MMA o simila); in realtà anche sulle esigenze della casalinga di Voghera, ma questo è un altro discorso....
Conoscevo l'articolo di Alain, bello e utile, ma mi sento di quotare soprattutto questa parte:
"...allenamenti di Capacità Aerobica condotti a bassa e media intensità possono essere impiegati efficacemente dagli atleti, come forme di recupero attivo, comunemente conosciuti in occidente come Recovery o ancora Active Recovery, queste sedute leggere permettono di accelerare il recupero tra sedute di allenamento pesanti ed intense."
ma se si hanno tempo, energie e si vuole utilizzare la corsa come strumento di miglioramento prestativo negli SDC e AM direi che il fondo non offre grandi attrattive (sempre che non si parli di un soggetto che sta partendo da zero assoluto ).
Comunque non esistono verità assolute o metodi infallibili, ognuno si regolerà poi in base alla propria esperienza e conoscenze.
Citazione
Sarò ridondante e sicuramente l'avrò scritto ma se devo ragionare di allenamento preferisco tirare in mezzo metodiche testate su basi larghissime di praticanti e a carattere fortemente prestativo. Ergo discipline di preferenza olimpiche o relate ed in paesi dove ci si spinge pesantemente.
Io nel periodo che va da Aprile 2014 ad Aprile 2015 ho incontrato:
3 tecnici di nazionali di discipline CONI
2 Preparatori atletici di nazionali di discipline CONI (in realtà 3 ma due lavorano insieme )
1 professore di medica dello sport, preparatore atletico di team ed atleti pro e considerato tra i maggiori esperti al mondo di pianificazione dell'allenamento e recupero (tapering, recupero attivo, passivo, ecc.)
Il responsabile scientifico della Technogym
2 specialisti in medicina dello sport di livello nazionale
Vari altri personaggi legati al mondo delle AM, SDC e preparazione fisica, atletica, ecc. del panorama italiano.
Tutti Dott. , Proff. , ecc. con Curriculum Vitae chilometrici e pezzi di carta attaccati alle pareti da denuncia al WWF e Greenpeace per disboscamento.
Resto comunque conscio della mia ignoranza e che si può imparare ovunque e da chiunque, quindi chiedo scusa e mi tacito per ascoltare altri amici del forum.
« Ultima modifica: Maggio 01, 2015, 16:21:49 da Epaminondas »
Ma per l'appunto la corsa intermittente può essere "tagliata" su misura sia per le esigenze del grappler che dello striker ( soprattutto poi se questi pensa un giorno di fare MMA o simila); in realtà anche sulle esigenze della casalinga di Voghera, ma questo è un altro discorso....
Conoscevo l'articolo di Alain, bello e utile, ma mi sento di quotare soprattutto questa parte:
"...allenamenti di Capacità Aerobica condotti a bassa e media intensità possono essere impiegati efficacemente dagli atleti, come forme di recupero attivo, comunemente conosciuti in occidente come Recovery o ancora Active Recovery, queste sedute leggere permettono di accelerare il recupero tra sedute di allenamento pesanti ed intense."
ma se si hanno tempo, energie e si vuole utilizzare la corsa come strumento di miglioramento prestativo negli SDC e AM direi che il fondo non offre grandi attrattive (sempre che non si parli di un soggetto che sta partendo da zero assoluto ).
In definitiva quindi prima di potenziare il lato anaerobico occorre potenziare quello aerobico.
Citazione
Non ha senso affermare meglio anaerobico oppure meglio aerobico.
Non ha alcun senso preferire a prescindere l’uno piuttosto che l’altro, e non ha senso costruire sopra ad alcuni metodi un’etichetta di panacea per ogni male. Se vi allenate solo ad alte intensità non andrete da nessuna parte esattamente come se vi allenate solo e sempre a bassa intensità. E’ necessario contestualizzare tutto in funzione delle caratteristiche dell’atleta e del periodo agonistico.