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Autore Discussione: Buddhismo e arti marziali... come si conciliano?  (Letto 9883 volte)
White Tiger of Fire
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Re: Buddhismo e arti marziali... come si conciliano?
« Risposta #90 inserita:: Dicembre 07, 2012, 01:48:41 »

In effetti ci sono più e più parole da spendere sull'argomento, più sul buddhismo che sulla relazione tra arti marziali e questo.

Tutto è cambiato nel tempo, si è trasformato com'è ovvio che sia.

All'inizio era una corrente culturale indù (dunque ispirata da tecniche yogiche e indù), poi si è spostata di regione in regione e, come è stato già detto, si è mischiata con il taoismo in Cina, con lo Shintoismo in Giappone (con i cui fedeli ha avuto parecchi attriti tra l'altro) e con credenze Sciamaniche in Tibet, non è una novità.
In ognuna di queste regioni ha poi preso elementi religiosi, divenendo poi religione a sé. Come in tutte le religioni, sono sorte dottrine, dogmi ed episodi fuori dall'umana concezione.
I grandi santoni in India, in accordo con le tradizionali credenze di santità dell'induismo, erano capaci di digiunare per anni ed anni. Quelli tibetani, invece, erano in grado di levitare e di parlare con due voci allo stesso tempo.
I cinesi, che lo diciamo a fare, abbattevano eserciti con un semplice kwan-dao e due gomitate.
Molti mantra Giapponesi per proteggersi dagli spiriti inquieti samsarici iniziano con "Invoco la protezione del Buddha".

Tutto questo per dire cosa? Il buddhismo, secondo la mia personalissima esperienza non è nato come religione, non aveva dogmi, costrizioni, né disciplina che non fosse quella propria personale. Se così fosse stato, non avremmo tutta la varietà di dottrine odierne, ma, com'è già stato fatto notare, avremmo avuto una religione statica come quei culti nati per essere raligioni: Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo, Induismo e via dicendo.

Il buddhismo è nato come via personale, distaccato dalle dottrine. La stessa dottrina di Gautama poteva non andare bene ad altri seguaci, ciò non era un problema.

Quindi, se molti seguono lo Zen, vuol dire che è il sentiero che loro sentono più adatto a loro (che poi molti lo seguano con superficialità è un discorso a parte). Nel Buddhismo non ci sono verità rivelate uniche, ma ognuno ha una propria verità ed è talmente personale che persino Gautama ebbe a dire, cito a braccio:
"Non date fede ai vecchi manoscritti, non credete una cosa perché il vostro popolo ci crede o perché ve l'hanno fatto credere dalla vostra infanzia.
Ad ogni cosa applicate la vostra ragione; quando l'avrete analizzata, se pensate che sia buona per tutti e per ciascuno, allora credetela, vivetela, e aiutate il vostro prossimo a viverla a sua volta.
" e
"Non credere a nulla, non importa dove l'hai letta o chi l'ha detto, neppure se l'ho detto io, a meno che non sia affine alla tua ragione e al buon senso."

In tal modo, se difendersi con le arti marziali ed uccidere il predone che attacca il tempio era necessario ed affine al buon senso, non era contrario al buddhismo, anche se questo diceva di non uccidere nemmeno la piccola zanzara.

Il buddhismo, preso come stile di vita e non come religione è in continuo divenire, ma non come corrente culturale di massa, bensì come pensiero intimo.
Ad esempio: io, ragazzo occidentale dei modernissimi anni 2000 trovo poco incline al mio buon senso alcune descrizioni del Samsara ( gli inferni freddi e caldi, i deva e via dicendo), ma ciò non vuol dire che il mio modo di approcciarmi alla vita ed alla meditazione sia falso, il Soga Gakkai no ed i seguaci di Yogananda così così.

Questa è la mia idea, aspetto volentieri confronti. :-)
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