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Ultimo utente: Aktarusq79
Domanda tecnica: Tuei-sho "base", a una mano, da fermi. Proprio il primissimo che si prova in palestra. Sezionando il movimento, quando sto per finire la spinta (spinta/colpo al petto "avversario") mi accorgo che mi ha correttamente portato fuori e quindi ruoto il polso, affondo nell'anca anteriore e mi "preparo" a sentire quando inizierà lui a spingermi/colpire. Ecco la domanda: se fotografassimo la "mia" posizione nel momento "di ascolto" alla fine della spinta, quanto "peso" dovrei mettere ? Partendo dal presupposto "ovvio" che non sto spingendo il suo braccio (salvo lui abbia sbagliato qualcosa e io lo possa "travolgere"), non posso nemmeno essere "floscio", altrimenti quando inizia a spingere non ho tempo/spazio per ruotare e deviare. Sono piuttosto indeciso su "quanto" peso (o struttura) sia meglio mettere in quel "momento" del tuisho. (ho descritto il "problema" nel tuisho a una mano per semplicità, ma ovviamente vale per qualunque altro tipo).
« Risposta #1 inserita:: Luglio 25, 2015, 20:09:30 »
Nel tuisho non si mette mai peso, quando ti toccano devono sentire il terreno... Se metti peso e sanno dove sei sei fregato...quando spingi sei pieno, quando assorbi crei il vuoto... Semplice come ber un bicchier d acqua
« Risposta #2 inserita:: Luglio 25, 2015, 22:24:16 »
Nessun peso. Devi erogare pressione costantemente ma non deve esserci spinta. Cioè significa (te lo spezzetto per maggior comprensione ma perde un po' di senso) che se state fermi lui non deve sentirsi spinto, che se lui ti spinge il tuo braccio non viene schiacciato ma fa ruotare la colonna e che se spingi non spingi col braccio ma ruotando ancora la colonna. Il peso è quello sufficiente perchè il braccio non ne risenta ma l'avversario si.
« Risposta #3 inserita:: Luglio 26, 2015, 11:51:10 »
Ok è più o meno quello che pensavo anch'io. Piccolo particolare: quando lui inizia a spingere è meglio dargli un po' di resistenza (così è "invogliato" a spingere di più) per poi creare il vuoto e sbilanciarlo al massimo o, in teoria, chi spinge non dovrebbe sentire "nulla" ?
« Risposta #4 inserita:: Luglio 27, 2015, 10:39:01 »
La maggior pare praticanti di tuisho che ho incontrato tendono a essere solo "molli" e a esprimere forza solo quando si sentono sicuri di avere il varco, percio' di solito le finte o i cambi di ritmo funzionano bene.
Passare da duro e rigido a morbido funziona per crearsi il varco,molti se ti irrigidisci pensano sia merito loro di averti costretto in posizione di svantaggio e partono.
Ok è più o meno quello che pensavo anch'io. Piccolo particolare: quando lui inizia a spingere è meglio dargli un po' di resistenza (così è "invogliato" a spingere di più) per poi creare il vuoto e sbilanciarlo al massimo o, in teoria, chi spinge non dovrebbe sentire "nulla" ?
Se sei molle lui passa, se metti resistenza lui ti sente. non fare nemmeno l'errore che fanno molti di deviare la sua forza per poter creare il varco. Ricorda che è un lavoro a coppia, e lo scopo di tutti e due è sentire l'altro, senza che l'altro ti percepisca... lavora su questo...
Se sei molle lui passa, se metti resistenza lui ti sente. non fare nemmeno l'errore che fanno molti di deviare la sua forza per poter creare il varco. Ricorda che è un lavoro a coppia, e lo scopo di tutti e due è sentire l'altro, senza che l'altro ti percepisca... lavora su questo...
questo. Il tuishou fatto come gara è inutile. O meglio se lo alleni come gara quando esci dalla fase di studio e gioco e ti spingi un po' più in la smanacci e basta.
« Ultima modifica: Luglio 27, 2015, 11:17:06 da Alkampfer81 »
La maggior pare praticanti di tuisho che ho incontrato tendono a essere solo "molli" e a esprimere forza solo quando si sentono sicuri di avere il varco, percio' di solito le finte o i cambi di ritmo funzionano bene.
Passare da duro e rigido a morbido funziona per crearsi il varco,molti se ti irrigidisci pensano sia merito loro di averti costretto in posizione di svantaggio e partono.
Credo sia solo una questione di abitudine,usanze.
Esatto, ho notato la stessa cosa. Quasi tutti sono "molli".
Se sei molle lui passa, se metti resistenza lui ti sente. non fare nemmeno l'errore che fanno molti di deviare la sua forza per poter creare il varco. Ricorda che è un lavoro a coppia, e lo scopo di tutti e due è sentire l'altro, senza che l'altro ti percepisca... lavora su questo...
Sulla prima frase siamo d'accordo. A volte però mettere un po' di resistenza all'inizio della sua fase di spinta poi lo fa sbilanciare di più. In teoria però se fosse molto bravo potrebbe sfruttare il momento in cui resisto per "fare altro"? devo provare... Che intendi con non deviare la sua forza? Sul sentire senza farsi sentire il discorso è interessante... in generale sono d'accordo con te
questo. Il tuishou fatto come gara è inutile. O meglio se lo alleni come gara quando esci dalla fase di studio e gioco e ti spingi un po' più in la smanacci e basta.
Capisco il discorso, ma si rischia poi di cadere nell'altro grosso difetto, di farlo fin troppo "rilassato", e diventa inutile. Un po' di "decisione" (o intenzione) ci vuole.
« Risposta #8 inserita:: Luglio 27, 2015, 12:47:49 »
Il rilassamento è un mezzo e non uno scopo. Rulassarsi ha a che vedere col discorso tui shou solo in parte e nella discussione specifica per nulla. In un' arte interna più rendi manifesta la forza peggio stai lavorando. Il tui shou prima di tutto deve insegnare questo(e in secondo luogo a scorrere con la forza del compagno). Per cui è meglio viverlo come esercizio che come gara. Quello di cui parli lo puoi sviluppare con il confronto.
Per capirci meglio. Le varie cose che si cerca di sviluppare nel tui shou puoi provare a svilupparle pure nella lotta. E' solamente parecchio più difficile. Se è stato creato un esercizio a parte per facilitarlo è meglio usarlo come tale. O in altre parole ad ogni strumento il suo utilizzo corretto.
Per imparare a far sparire la tua forza e fonderti con quella esterna usi il tui shou. Per imparare a lottare (ed inserire nella lotta quello che hai sviluppato con il resto della pratica) usi la lotta.
« Ultima modifica: Luglio 27, 2015, 13:10:50 da Alkampfer81 »
Il rilassamento è un mezzo e non uno scopo. Rulassarsi ha a che vedere col discorso tui shou solo in parte e nella discussione specifica per nulla. In un' arte interna più rendi manifesta la forza peggio stai lavorando. Il tui shou prima di tutto deve insegnare questo(e in secondo luogo a scorrere con la forza del compagno). Per cui è meglio viverlo come esercizio che come gara. Quello di cui parli lo puoi sviluppare con il confronto.
Ma infatti non parlavo di gara, ma di metterci cmq intenzione, sennò mi sembra si falsi tutto.
Per capirci meglio. Le varie cose che si cerca di sviluppare nel tui shou puoi provare a svilupparle pure nella lotta. E' solamente parecchio più difficile. Se è stato creato un esercizio a parte per facilitarlo è meglio usarlo come tale. O in altre parole ad ogni strumento il suo utilizzo corretto.
Per imparare a far sparire la tua forza e fonderti con quella esterna usi il tui shou. Per imparare a lottare (ed inserire nella lotta quello che hai sviluppato con il resto della pratica) usi la lotta.
Quindi cmq l'avversario/compagno non dovrebbe "sentirmi" mai, salvo quando sono io che "spingo"?
Ma infatti non parlavo di gara, ma di metterci cmq intenzione, sennò mi sembra si falsi tutto.
Quindi cmq l'avversario/compagno non dovrebbe "sentirmi" mai, salvo quando sono io che "spingo"?
Allora, si... ovviamente va messa pure intenzione. Ma intenzione vuol dire tutto e niente. L'intenzione può essere messa letteralmente ovunque. Quello che volevo dire prima e che ho omesso è questo. Il discorso che ho fatto è ESTREMAMENTE semplificato ed è ovvio che non voglio essere così talebano. Sia il tuishou che la lotta han svariate gradazioni e focus, quindi non è tanto lineare come l'ho descritto. Però vedi gente che fa tui shou e sembra, dall'esterno, andar bene ma poi come il tui shou finisce di essere TOTALMENTE collaborativo vanno di sbracciamenti vari. Il che significa che fino a poco prima stavano lavorando sul nulla spinto.
Più che non sentirti mai il punto è che l'avversario non deve sentire la forza nascere. La forza la sente nel momento in cui esplode. Non deve capirne i vettori, le direzioni, le intensità. Deve essere tutto nascosto fino al momento in cui non lo manifesti. A livello di esercizio base il tui shou è questo:
Spronfondo la mia forza nella colonna ed emano pressione. La mia pressione non spinge l'avversario ma rende il braccio "incomprimibile" (ma se per non far comprimere il braccio opponi resistenza con questo stai sbagliando). Il momento in cui la forza che ti viene messa addosso non è più gestibile di "peng" in completa rilassatezza la colonna accetta di lasciarsi ruotare. Dopodichè allo stesso modo la colonna eroga forza sul compagno in modo progressivo e morbido. Abbastanza perchè la colonna del compagno accetti di ruotare , non abbastanza perchè possa essere sfruttata per tirarti ma soprattutto in modo che per te non risulti in alcun modo faticoso.
« Ultima modifica: Luglio 27, 2015, 14:08:37 da Alkampfer81 »
Quindi il tuisho e' solo un esercizio di sensibilita' e non e' combattimento?
ma quindi e' come il chisao! C'e' la stessa discussione in sez wing chun
Lo so. Infatti proprio in quel topic ho detto che chi sao e tui shou dovrebbero essere concettualmente la stessa identica cosa. Anche se non lo ridurrei a "esercizio di sensibilità", non è un termine che lo inquadra nel complesso.
« Ultima modifica: Luglio 27, 2015, 14:14:05 da Alkampfer81 »
Quindi il tuisho e' solo un esercizio di sensibilita' e non e' combattimento?
ma quindi e' come il chisao! C'e' la stessa discussione in sez wing chun
Il tuisho come espressione "finale" è anche combattimento libero.. ci fanno pure le gare. di sicuro non è "solo" sensibilità, anzi, per me è massimamente altro (uso delle corrette forze, stabilità, struttura, etc.) Il chisao non l'ho mai fatto per cui non mi posso granchè esprimere. che siano "la stessa cosa" ne dubito... il wc/wt/vt non è un'arte interna, per cui ci possono essere somiglianze ma, imho, solo a livello esteriore...
Allora, si... ovviamente va messa pure intenzione. Ma intenzione vuol dire tutto e niente. L'intenzione può essere messa letteralmente ovunque. Quello che volevo dire prima e che ho omesso è questo. Il discorso che ho fatto è ESTREMAMENTE semplificato ed è ovvio che non voglio essere così talebano. Sia il tuishou che la lotta han svariate gradazioni e focus, quindi non è tanto lineare come l'ho descritto. Però vedi gente che fa tui shou e sembra, dall'esterno, andar bene ma poi come il tui shou finisce di essere TOTALMENTE collaborativo vanno di sbracciamenti vari. Il che significa che fino a poco prima stavano lavorando sul nulla spinto.
Più che non sentirti mai il punto è che l'avversario non deve sentire la forza nascere. La forza la sente nel momento in cui esplode. Non deve capirne i vettori, le direzioni, le intensità. Deve essere tutto nascosto fino al momento in cui non lo manifesti. A livello di esercizio base il tui shou è questo:
Spronfondo la mia forza nella colonna ed emano pressione. La mia pressione non spinge l'avversario ma rende il braccio "incomprimibile" (ma se per non far comprimere il braccio opponi resistenza con questo stai sbagliando). Il momento in cui la forza che ti viene messa addosso non è più gestibile di "peng" in completa rilassatezza la colonna accetta di lasciarsi ruotare. Dopodichè allo stesso modo la colonna eroga forza sul compagno in modo progressivo e morbido. Abbastanza perchè la colonna del compagno accetti di ruotare , non abbastanza perchè possa essere sfruttata per tirarti ma soprattutto in modo che per te non risulti in alcun modo faticoso.
Ok su questo piano direi che ci siamo, mi torna tutto
« Risposta #14 inserita:: Luglio 27, 2015, 15:21:43 »
Credo sia un problema "comune" a molti sistemi dove il core dell'apprendimento gira intorno a "esercizi di sensibilità" (= e qui potete in realtà chiamarli come volete). Questi esercizi sono dei "giochi", possono essere utili se "giocati" bene... altrimenti, mia opinione personale, sono giochi fine a se stessi.
Li chiamo "giochi" proprio perché come tali dovrebbero avere delle regole/linee guida su cui "mettersi d'accordo". Una regola dovrebbe essere quella di "non colpire", o non spingere, almeno all'inizio... altirmenti il rischio è quello di poi fare solo quello perdenti però di vista quello che c'è in mezzo...
Mi spiego, se l'obiettivo è di andare da A a B e la gara/gioco è solo in funzione di questo risultato (il primo che arriva a B ha "vinto"), non porrò più di tanto attenzione al tragitto, a quello che in mezzo ad A&B ... e quali mezzi (e a discapito di cosa) adotterò per "vincere".... infatti "la regola" premia il primo che arriva a B.
Una regola potrebbe proprio essere quella (?) volta a promuovere la "vincita" su chi utilizza al meglio gli strumenti che l'arte in questione ci vuole insegnare.
---> "Il tuisho come espressione "finale" è anche combattimento libero.. ci fanno pure le gare." Il fatto che "si facciano gare" non significa molto IMHO, inoltre queste gare non sono "combattimento" ... almeno per quello che in occidente è classificato come SDC, striking o lotta che sia... forse - la gara - è un qualcosa più vicino al sumo?
Inoltre è buffo notare come (in questo caso... ma ce ne sono altri) un sistema "che promuove il riciclo della forza" poi si traduca nell'atto pratico in una serie di spinte forza contro forza
La maggior pare praticanti di tuisho che ho incontrato tendono a essere solo "molli"
Interessante, perché è proprio vero! Questo perché ci sono una serie di problemi didattici in primis (tralasciando poi tutto ciò che gravita intorno al singolo praticante... infortuni, limiti etc..):
quando lui inizia a spingere è meglio dargli un po' di resistenza
dipende con chi "giochi"... quando studiavo il mio insegnante ci faceva lavorare (man mano che progredivi) senza spingere/dare resistenza, essendo un gioco la palla passava da un giocatore all'altro... un un momento uno era più attivo "guidava" il gioco e poi viceversa.... in questo gioco veniva premiato chi era più capace a sfruttare il movimento/forza dell'avversario.... a livelli mediocri ricordo che spingere/dare resistenza anche solo per un momento) equivaleva a perdere la partita ... se sei addestrato a lavorare sui cambi di pressione se ce n'è troppo / o troppo poca passi subito...